Murlo Cultura 2020 - Nr. 2-3-4

Il Castello in giallo: lo zafferanastro

di Barbara Anselmi

FLORA DI MURLO

Nelle quotidiane passeggiate verso il castello di Murlo in molti si saranno imbattuti dai primi giorni di ottobre, passando dalla "corta", in un tappeto di bellissimi fiori gialli. Si tratta dello zafferanastro o Sternbergia lutea, appartenente alla famiglia delle Amarillidacee (la stessa dell'aglio, del bucaneve, del narciso). E' una bulbosa, cioè una pianta che accumula le proprie riserve nel bulbo sotterraneo e che scompare nel periodo più sfavorevole (che è l'estate nel caso delle zone mediterranee come la nostra; dal bulbo alle prime piogge autunnali sbucano di nuovo i fiori e le foglie, che rimarranno giusto il tempo di rifornire la pianta di energie per poi ingiallire e scomparire dopo pochi mesi. Il bulbo per queste piante è una vera e propria riserva di "cibo" che le rende autonome dalla fotosintesi nei primi giorni del "risveglio autunnale" e in grado di fiorire ancora prima che spuntino le foglie. Una nostra socia che aveva raccolto per strada un bulbo scalzato dai cinghiali, si è vista addirittura fiorire la pianta dentro lo zaino un paio di giorni dopo la raccolta!
In Toscana e in altre regioni mediterranee questa specie è presente in modo naturale, anche se senz'altro l'uomo ha contribuito alla sua diffusione intorno ai centri abitati coltivandola per la sua bellezza, come forse è successo a Murlo, mentre in altre regioni italiane è stata introdotta in tempi più o meno recenti. I suoi luoghi preferiti sono gli oliveti o il margine dei boschi, dove cioè arriva una certa quantità di luce.
La differenza con il vero zafferano (Crocus sativus) e con gli altri "crochi" presenti in Toscana (Crocus etruscus, ecc.) non è solo il colore (giallo nella Sternbergia e violetto nei crochi) ma anche la forma del fiore, che ha 6 stami, mentre i crochi ne hanno solo 3.
Lo zafferanastro deve il complicato nome latino a Caspar (Kaspar) Maria von Sternberg (1761-1838), botanico boemo ritenuto il fondatore della paleobotanica moderna a cui la pianta fu dedicata; il termine "lutea" invece si riferisce al colore giallo intenso del fiore.
E' una specie tossica per la presenza di alcaloidi ma ha anche importanti proprietà farmacologiche, tutt'ora in studio.

 

Fioritura di Sternbergia lutea a Murlo - foto di Martina Anselmi
Il "tappeto" di zafferanastri ai piedi di Murlo in ottobre (foto Martina Anselmi).

 

Riferimenti bibliografici

Scheda di Sternbergia lutea nel sito web Actaplantarum

Distribution of the genus Sternbergia Waldst. & Kit. (Amaryllidaceae) in Tuscany (Central Italy), F. Frignani, F. Geri, G. Gestri, L. Peruzzi, Atti Società Toscana di Scienze Naturali, Memorie, Serie B, 116 (2009).

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