Il restauro del ponte sul Crevolone
STORIA DI MURLO
Tra le numerose incombenze che un'Amministrazione Comunale è chiamata ad svolgere, è compresa la tutela del Patrimonio Culturale che il luogo conserva. Il territorio di Murlo si trova coinvolto da sempre in storie da salvaguardare e tra queste ne fa spicco una a cui va riconosciuto il merito di averlo tratto fuori da una lunga situazione di stallo ed inserito così nella realtà moderna. Questa occasione si presentò in epoca piuttosto recente con la scoperta di tracce significative appartenenti ad una ferrovia industriale costruita per commercializzare la lignite esistente nella zona. Quest'opera si rese necessaria un secolo e mezzo fa per collegare il luogo impervio del bacino minerario con i mercati capaci di assorbirne il prodotto e consentire all'intero circondario di affrancarsi da un retaggio medievale che sembrava non aver più fine. Fu così che nacque "la Carbonifera": una delle poche ferrovie private a scartamento normale realizzate all'interno dell'Italia appena unita. Come già ricordato a suo tempo su queste pagine, furono realizzate numerose opere d'arte muraria lungo il suo tracciato: viadotti, barriere di sostegno e gallerie per superare gli ostacoli naturali che si frapponevano al raggiungimento della cosiddetta Traversa Toscana. Il ponte sul Crevolone, recentemente interessato da lavori di restauro, appartiene ad una delle poche strutture originali ancora in essere e le cui caratteristiche costruttive mostrano tra l'altro, un raro esempio di arco a gradoni posto in atto per consentire l'utilizzo di materiali da costruzione reperibili in loco.
Il lato ovest del ponte sul Crevolone, prima e dopo il restauro appena concluso. |
Per descriverlo nei dettagli occorrerebbe dilungarsi oltre misura, cosa che faremo prossimamente con l'intento di evidenziare i sistemi usati per l'impiego dei materiali da costruzione autoctoni reperibili a portata di mano. Nell'esecuzione delle opere per superare gli ostacoli naturali che si frapponevano tra la zona mineraria ed il bacino dell'Ombrone, i ponti ancora in essere sul Crevole e sul Crevolone, rappresentano un'anomalia progettuale che dovette essere adottata in situazione di emergenza allorquando alla costruenda ferrovia venne negato l'attraversamento di una porzione di territorio appartenente alla Cura di Montepertuso. Si tratta di stralci di storia locale che trattano dell'impresa mineraria in territorio di Murlo e che la nostra Associazione avrebbe in animo di riprendere ed ampliare in una pubblicazione, quando potrà disporre delle risorse sufficienti per farlo. La volontà di saperne di più sul passato minerario del luogo in cui viviamo, ha propiziato un monitoraggio pressoché quotidiano sul tracciato dell'antica Ferrovia Carbonifera divenuto percorribile con sufficiente grado di sicurezza, grazie alla struttura metallica posta sui contrafforti dell'originale Ponte Nero. Tutte le opere in muratura lungo l'intera parte iniziale della Carbonifera sono state periodicamente monitorate e rilevate se non altro per tramandarne la memoria. Alcune di queste godono ancora di buona salute, mentre altre avrebbero bisogno d'interventi che ne garantissero la sufficiente stabilità. Lo stato del ponte sul Crevolone richiedeva da tempo un decisivo intervento che ne consolidasse il paramento esterno, ovvero quella parte maggiormente esposta all'azione disgregatrice degli agenti atmosferici; obiettivo che oggi, a lavoro pressoché ultimato, sembra sia stato raggiunto. L'aspetto del manufatto a restauro avvenuto appare sostanzialmente diverso da quello di recente memoria tanto da farlo apparire come se fosse stato ricostruito ex novo. Forse da ora in poi non apparirà più come lo ricordavamo ma sarà di conforto il sapere che la sua esistenza perdurerà per un più lungo periodo ancora.
Se volgiamo lo sguardo alle foto delle antiche strutture è possibile rendersi conto dello stato in cui versavano mettendone in serio pericolo l'esistenza e, soprattutto, gli interventi effettuati in passato per contenere la tendenza del manufatto a sfiancarsi.
Interventi sulle lesioni del ponte: A - riempimento interno e ricostituzione del paramento; 1 - consolidamento dell'arco; 2 - consolidamento dell'intradosso. |
Il passaggio per il gorello del Mulino dei Frati riportato alla luce con i lavori sul paramento del ponte. Il gorello portava l'acqua del Crevolone, intercettata poco a monte con un'opera di sbarramento in muratura, fino al Mulino, che era evidentemente ancora in attività quando fu costruito il ponte. |
Le lesioni, oltre ad essere propiziate dal passaggio dei treni a pieno carico, venivano ad aggravarsi nei prolungati periodi d'inattività intercorsi tra le varie gestioni della Miniera, quando le operazioni di ordinaria manutenzione alla strada ferrata venivano sospese.
I rimedi ai quali mi riferisco sono ben visibili ancora oggi sul ponte rinnovato anche se i rari passanti che li notano non sono in condizione di poter intendere quanto sono in grado di raccontare.
Si tratta infatti di una storia straordinaria che ha radici lontane ed alla quale in passato, ebbi modo di fare cenno proprio su queste pagine. Gli spezzoni di rotaia che oggi vediamo usati come chiave di tiranti per rinforzare le pareti esterne del ponte che tendevano a ruotare verso l'esterno, appartengono a frammenti d'armamento della prima strada ferrata costruita per collegare la Miniera di Murlo con il deposito situato alla Volta al Salcio, nei pressi della cosiddetta Traversa Toscana a meno di un miglio dalla stazione ferroviaria di Monte Antico. I binari di cui si parla facevano parte di uno stock di recupero dell'armamento dismesso del tratto ferroviario del Moncenisio, rimasto in uso per soli tre anni tra Susa a Saint Michel de Maurienne nel momento in cui veniva realizzato il traforo del Frejus. Si trattava di binari del tipo Vignoles (dal il nome del loro inventore) e furono adottati per armare uno speciale tipo di strada ferrata da porsi in opera in luoghi montagnosi laddove la natura del terreno presentava forti pendenze. In quell'occasione veniva aggiunta una terza rotaia dal particolare profilo, situata tra le due esistenti. A questa si agganciava l'apposito dispositivo di cui la motrice del treno era dotata per aiutare a superare tratti ferroviari di montagna in forte pendenza laddove l'aderenza tra ruota e rotaia veniva meno. Venne chiamato "sistema Fell" in memoria del suo inventore. Avvenuta l'ultimazione del traforo, la ferrovia realizzata sul passo alpino venne rimossa ed il materiale d'armamento posto in vendita, ma anziché inviarlo verso l'America del Sud come previsto, fu ceduto alla Società della Miniera Carbonifera di Murlo per costruire la sua strada ferrata. Sul finire del diciannovesimo secolo, dopo la prima chiusura della miniera, la ditta Bert & C. acquistò l'intero complesso dei beni che ne facevano parte e che cedette all'avvocato Cesare Ferretti di Murlo, riservandosi però il disarmo della strada ferrata.
La quasi totalità del materiale recuperato fu dirottato verso la fonderia mentre sporadici frammenti vennero dispersi un po' ovunque e riutilizzati successivamente in vari impieghi non solo nel ponte sul Crevolone ma anche su edifici privati situati in vari luoghi del comune.
Oltre a rallegrarci per il recupero del viadotto, conforta la certezza che alcuni frammenti di rotaia scampati alla fonderia, siano stati destinati a ricoprire un uso di ripiego pur richiamando con il loro aspetto quello originale. Se memori di tale esperienza inizieremo a guardarci intorno sarà facile scoprire come simile sorte sia toccata anche ad altri tipi di rotaia appartenuti a riarmi avvenuti in epoche successive con dimensioni e profili diversi, ma riconducibili tutti all'attività mineraria ed anch'essi capaci di raccontare la propria storia. Riaffioreranno così epoche diverse riferite alla Miniera di Murlo con altrettante situazioni che, guarda caso la strada ferrata segnò in maniera inequivocabile secondo periodi che qui di seguito riportiamo:
- periodo antico (1881-1898): ferrovia a scartamento normale;
- periodo intermedio (1915-1927): ferrovia a scartamento ridotto;
- periodo terminale (1940 -1952): ferrovia a scartamento di cantiere.
Com'è possibile rendersi conto da queste poche righe e dalle foto allegate, i lavori appena eseguiti hanno rimesso in sesto il ponte ferroviario sul Crevolone, consentendo la leggibilità delle sue strutture a coloro che, nel transitare lungo il percorso didattico avranno la voglia di riuscirvi davvero.
Due parole sul restauro del ponte Il restauro del ponte sul Crevolone è solo una parte, anche se la più consistente di un progetto di riqualificazione del Sentiero della vecchia ferrovia della Miniera tutt'ora in corso di realizzazione da parte del Comune, grazie anche a un finanziamento regionale per la mobilità dolce e le piste ciclopedonali. Il contributo ricevuto dal Comune, proveniente dal Programma operativo regionale (Por) Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR) (POR FESR Asse 4 Azione 4.6.4 a) Procedura 2 "Sostegno ad interventi di mobilità urbana sostenibile:incremento mobilità dolce – piste ciclopedonali – piste ciclabili in ambito urbano") è stato di 140.000 euro. La nostra associazione, felice di una nuova attenzione su questo Sentiero che ormai è conosciuto da molti escursionisti e ciclisti, ha collaborato con un censimento delle opere murarie presenti lungo il sentiero e la progettazione della cartellonistica. Dopo sarà cura anche dei cittadini e delle associazioni vigilare sul suo mantenimento, denunciando episodi di passaggio di auto e moto, che hanno contribuito al suo degrado, e magari costituendo un gruppo di lavoro per la sua manutenzione ordinaria. |