Pertransiit benefaciendo
RICORDO IN MEMORIA DI DON MAURO TACCETTI
A cento anni dalla nascita è doveroso ricordare una figura significativa per Murlo come Don Mauro.
Mauro Taccetti nacque a Santa Colomba (Monteriggioni) il 31 agosto del 1921.
Dopo la prematura scomparsa della madre, Bruna, e un'infanzia passata tra Santa Colomba e Panzano in Chianti compì il suo percorso spirituale all'interno del Seminario arcivescovile di Siena (entrando al "minore" nel 1934) e fu ordinato sacerdote dall'Arcivescovo Mario Toccabelli il 29 giugno del 1946.
A Santa Colomba "cantò" messa per la prima volta il giorno successivo e fu nominato parroco di Pentolina (Chiusdino) nel 1947, sempre da Mons. Toccabelli.
Giunse quindi nel nostro Comune nel 1953 quando divenne parroco di San Michele Arcangelo a Montepertuso, antico e remoto castello a sud di Murlo, che rimarrà, per tutta la sua vita, un luogo iconico.
Nel nostro territorio, probabilmente neanche avrebbe potuto immaginarlo, Don Mauro sarebbe rimasto fino alla morte (il 17 luglio del 2004) poiché, deceduto Mons. Vittorio Giannelli – parroco di San Fortunato a Murlo e Vescovado - , lo avrebbe sostituito il 29 ottobre del 1956.
Questa breve e scarna cronologia, che non tiene conto degli incarichi di Don Mauro in ambito diocesano e foraneo, ci permette di capire soprattutto quanto tempo trascorse nelle nostre zone.
Essere "preti di campagna" per quasi cinquant'anni era cosa normalissima per il secolo scorso, impensabile oggi.
Arrivato a Vescovado – col babbo Riccardo e la matrigna Isola - Don Mauro, basta chiederlo a chiunque ebbe la fortuna di conoscerlo e magari di collaborare con lui, non stette fermo un momento, animò una ragguardevole quantità di iniziative, riuscendo, con equilibrio ed intelligenza, a farsi accettare e benvolere da tutti.
Riuscì ad inserirsi in un contesto non semplicissimo, dal punto di vista economico, sociale e politico. In un momento storico, peraltro, complesso come quello dell'abbandono delle campagne e del bosco e a seguito della definitiva chiusura del sito estrattivo alle Miniere.
Don Mauro fu parroco in un'epoca che se da un lato vedeva crescere il paese dal punto di vista "edile", dall'altro lo vedeva diminuire dal punto di vista demografico ma questo non lo scoraggiò e anzi lo indusse ad attivarsi su più fronti, fossero essi spirituali, sociali o ricreativi e sui quali l'aneddotica paesana è gigantesca e dei quali è impossibile stilare un elenco esaustivo: il cinema – prima nei locali dell'asilo (assieme al bar delle ACLI) poi la costruzione del Cinema Vittoria, l'asilo parrocchiale, la Compagnia di Misericordia della Pieve a Carli, la squadra di pallone che partecipò più volte alla mitica Coppa Brenna, il Feudo, i carnevali, i recuperi architettonici delle chiese della parrocchia (Pieve a Carli su tutte) e i restauri delle opere d'arte, il lavoro a maglia per garantire una pensione alle donne del paese (con un'importante ditta di Quarrata), l'impegno con decine di alunni nella sua decennale esperienza di professore di religione, le gite parrocchiali, la certosina organizzazione delle attività parrocchiali, il costante impegno volto verso i più giovani.
Oltre a queste, e tante altre opere, va segnalato l'impegno che profuse nel recuperare Montepertuso e permettere che venisse utilizzato come sede della Comunità di recupero Mondo Nuovo. Una comunità che gli ha sempre voluto bene come un padre.
Un prete che, a nostro modesto avviso, capì e interpretò alla perfezione la Chiesa che usciva rinnovata dal Concilio Vaticano II. Un prete che appunto si aprì senza paura al mondo spendendosi senza risparmiare mai energie. Capì che alla fede e alla spiritualità andavano sommati umanità e confronto con l'altro per arricchirsi vicendevolmente.
Una persona dal carattere certamente bonario ma non sempre facile, cosa che gli impedì di fare "carriera" all'interno del mondo ecclesiastico – per fortuna diciamo a posteriori -, di fede salda e di costanti letture ed aggiornamenti.
A pensarci pure adesso testimonianze del suo passaggio affiorano in gran parte del nostro territorio. A noi il dovere di ricordarlo con affetto, al netto del credo di ognuno.
Il suo fu un dinamismo incredibile e addirittura commovente e si arrestò soltanto nella fase serotina della sua vita.
Possiamo quindi confermare, in questa ricorrenza importante, quanto sia stato prezioso averlo avuto come nostro parroco.