Come eravamo: la carta
OGGETTI DAL PASSATO
Con maggiore frequenza mi scopro a riflettere sull'epoca nella quale vivo mentre la mente non riesce più a seguirne il frenetico evolversi. Si tratta delle mutazioni avvenute sul modo di essere delle persone oltre a quelle dell'aspetto ambientale in cui mi trovo. Sono vecchio ormai, con la testa piena di ricordi e nozioni acquisiti in quasi un secolo di vita che lasciano ben poco spazio alle novità, le quali divengono sempre più incomprensibili ad esseri ormai incapaci di apprendere ancora.
Ecco allora, per chissà quale ragione, farsi avanti parole lontane, modi di dire e oggetti di uso comune quasi completamente scomparsi o addirittura dimenticati. L'attenzione per le cose del passato si sta affievolendo facendole apparire addirittura aliene alle nuove generazioni che in certi casi non saprebbero comprenderne l'antica utilità, poiché con il progresso e i nuovi orientamenti sono state ritenute dapprima superate per poi essere dimenticate del tutto. Con questo preambolo non è mia intenzione giudicare le ragioni che hanno determinato tali scelte, ma far conoscere ai giovani, e rammentare a quelli più attempati e di memoria labile, l'esistenza di modi diversi nel presentare i prodotti di mercato e sul modo di fare la spesa.
Proprio quest'ultima necessità venne rivoluzionata dalla comparsa di inediti sistemi di distribuzione, dalla nascita dei supermercati e della trasformazione degli antichi negozi di alimentari, dov'era possibile trovare la merce desiderata esposta in contenitore aperto, poco protetta dal punto di vista sanitario, senza essere costretti ad acquistarne un quantitativo già predisposto in involucro preconfezionato. Si trattò di un'autentica rivoluzione che, per ragioni sanitarie e commerciali cancellava un sistema atavico consolidato nel tempo e, pur non trovando il consenso in qualche piccolo esercente costretto a adeguarsi per non dover cessare l'attività, si affermò ben presto nel campo della distribuzione globale. La realtà è sotto gli occhi di tutti e adeguata all'attuale sistema di vita ma non deve costringere noi vecchi a dimenticare ed i giovani a ignorare di "come eravamo". Oggi ci siamo abituati ad acquistare prodotti presentati in adatte confezioni asettiche che durano nel tempo, tenute in contenitori refrigerati o addirittura surgelate e identificabili senza l'ausilio di assistenza per prelevarli mentre in passato era l'addetto al banco a farlo, oppure il ragazzo di bottega, per poi pesare e confezionare i prodotti in gran parte sfusi. Proprio a quest'ultima operazione vorrei richiamare l'attenzione del lettore, ovvero alla carta, a quel materiale con la quale la maggior parte delle cose sfuse veniva avvolta, realizzata in diversi tipi adatti alla merce che si andava ad acquistare. Per la preparazione della carta si faceva, e si fa ancora in minor misura, uso di diversi materiali contenenti cellulosa come le fibre vegetali sovrapposte tra loro; i cenci o stracci ed altri ritagli di fibre tessili, la paglia, la ginestra ma, in prevalenza la pasta di legno, e le carte da macero.
Questi materiali subivano trattamenti meccanici e chimici per isolare la sostanza fibrosa e purificarla. La pasta ottenuta in acqua (pesto), veniva stesa in stati fini a sgocciolare su graticci quindi compressa e infine essiccata in impianti speciali.
Tra i vari tipi in uso che ben rammento, faceva spicco la cosiddetta "Carta da involgere o da imballaggio" ottenuta con o senza colla, pasta di legno, residui di stoppie o corde.
A questo tipo appartenevano la:
- Carta gialla di paglia: ottenuta da quest'ultima e usata per avvolgere sostanze alimentari nel piccolo commercio;
- Carta bruna: ricavata dalla pasta di legno e usata per imballaggi;
- Carta azzurra: indicata per impaccare pani di zucchero e altre sostanze alimentari;
- Carta resistente o Kraft, di colore marrone: indicata alla fabbricazione di buste per generi alimentari pesanti e sacchi a più strati atti a contenere leganti in polvere usati in edilizia quali cemento, calce idraulica, gesso.
La carta si è rivelata nel tempo come elemento indispensabile in svariati campi tanto da essere prodotta in più tipi con caratteristiche specifiche per l'uso a cui doveva essere destinata. Se ne indica qualcuno:
- Carta da stampa con o senza colla, usata per cancelleria, servizio postale, velina e in grossi rotoli per giornali; quest'ultima deve presentare una certa morbidezza per essere facilmente stampata e resistente allo stiramento poiché usata in impianti continui;
- Carta da disegno con contenuto di caolino e gesso;
- Carta argentata, dorata, bronzata preparata con sostanze agglutinanti sulle quali si fa aderire a pressione fogli sottili d'oro, d'argento, stagno, alluminio, similoro e polveri di bronzo;
- Carta vellutata dove viene fatta aderire polvere di lana;
- Carta da lucidi per copiare e calcare;
- Carta verniciata, oleata, paraffinata usata per avvolgere unguenti, grassi etc.;
- Carta impermeabile ricoperta di collodio, caucciù, resine, bachelite e per imballaggi di sostanze igroscopiche; in alcuni casi serve anche per fabbricare indumenti o preparare carta imbottita;
- Carta velina o carta seta per confezione di sostanze fini o di pregio;
- Carta velina litografata per imballaggio di agrumi.
L'elenco sembra non avere fine specie se si continua a scorrere le sostanze e gli oggetti che fanno parte del nostro vivere quotidiano, dove ogni articolo di uso comune si trova confezionato o imballato a seconda del tipo e della dimensione.
Questo prodotto ha origini che si perdono nella notte dei tempi e che, per quanto se ne sappia, sono legate alla necessità di comunicare usando qualcosa di più pratico che non la pietra scolpita.
Si ritiene che gli Egizi siano stati i primi a fare uso di un prodotto simile, capace di avviare nel tempo un'autentica rivoluzione nel campo della scrittura e nel commercio. Si trattava della pagina scrittoria ottenuta dal midollo dello stelo di papiro detto parenchima. Il papiro veniva decorticato ed il parenchima tagliato nel senso della lunghezza dello stelo e ridotto in porzioni di determinata misura e sottilissimo spessore. Le strisce ricavate venivano poste affiancate sopra una superficie piana fino a formare uno strato al quale se ne sovrapponeva un altro costituito da altrettanti elementi posti ortogonalmente ai precedenti. Con una conveniente pressione si procurava l'adesione dei due strati facilitata dall'elemento colloso contenuto nel parenchima. Il foglio così ottenuto veniva fatto essiccare e dopo una conveniente pulitura per eliminare ogni asperità affidato allo scriba.
In sud America cresce rigogliosa l'agave il cui nome deriva dal greco agavos che significa magnifico. Tale appellativo risulta appropriato viste le qualità che la pianta presenta. Le popolazioni stanziali usano ancora oggi le foglie dell'agave per uso alimentare oltre che per fabbricare con la fermentazione una bevanda alcolica chiamata pulque. Ma le proprietà di questa pianta straordinaria proseguono fornendo una fibra vegetale detta sisal che si trova si bordi della foglia solidamente attaccata alla sua spina apicale. La superficie esterna delle foglie, alcune delle quali possono oltrepassare il metro di lunghezza, veniva essiccata ed usata dai Maya come carta sulla quale tracciare la scrittura composta da caratteristici segni figurati. Una volta tolta la sopracitata pellicola, la superficie della foglia essuda una sostanza con caratteristiche tensioattive e usata come sapone.
Non vorrei dilungarmi oltre col rischio di tediare il lettore attento, ormai capace di rilevare alcune delle notevoli differenze esistenti tra le situazioni attuali in alcuni settori e quelle di come eravamo quasi un secolo fa, lasciando a lui stesso di trarre le dovute conclusioni.