MurloCultura 2022 - Nr. 3-4

Come nascono le storie?

di Luciano Scali

RIFLESSIONI

Per quanto mi riguarda: da emozioni, da un toponimo singolare e da situazioni anomale capaci di indurre l'immaginazione a metterle assieme. Le storie assomigliano ai sentieri del bosco percorsi per la prima volta, pieni di mistero ma lontani da indicare dove possano condurre. Magari si esauriranno in una radura tra le macchie che nascondono altre vie e rischiano di non far ritrovare nemmeno quella dalla quale si era arrivati. Che fare allora? Farsi vincere dal panico mentre cala la sera e prendono corpo le paure della notte? Nella formazione di un racconto accade spesso di doversi misurare con ostacoli inesistenti, meno ostici di quelli veri ma altrettanto difficili da superare. Accade allora che si aprano vie di fuga inaspettate partendo dal luogo ove hanno origine i pensieri, laddove quanto immaginato può divenire possibile in una dimensione irreale dai contorni indefiniti. Strano a dirsi: ma come la natura si veste di buio per costruire i propri tesori e proteggere le creature che vi abitano, anche le idee che diverranno storie avranno difficoltà a liberarsi della condizione astratta per assumerne un'altra più compiuta e comprensibile. La storia nasce da una condizione mentale particolare, quando nella routine quotidiana si inserisce un elemento di disturbo, un qualcosa d'impensato che con la situazione preesistente non aveva nulla a che fare. Il suo inserimento spariglierà l'andamento normale del fatto facendone immaginare conclusioni diverse da quella abituale presentandolo, col passare del tempo, da più angolazioni e rivelando risvolti del tutto sconosciuti. Ma non è detto che sia sempre così. Da catalizzatore può funzionare, come accennato, una notizia, la musica captata da una finestra aperta attraversando la via o magari il profumo del cibo che sta cucinando chissà dove. Tutte sensazioni chiave capaci di aprire le porte della mente trascinando lontano, nel mondo dei ricordi laddove si condensa il succo del vissuto prima di scivolare nel dimenticatoio oppure cristallizzarsi, quale pietra inamovibile per riaffacciarsi di tanto in tanto dando l'illusione di potersi riproporre ancora. A chi non è capitato almeno una volta di trovarsi in un luogo talmente bello da commuovere al punto da desiderare di viverci un'avventura straordinaria da poter ricordare per tutta la vita? In quel momento esiste la certezza che qualcosa accadrà davvero ma, se col trascorrere del tempo nulla sembrerà mutarsi nel concreto, allora l'emozione primaria continuerà il suo cammino, per proprio conto, all'interno della mente. La storia prenderà corpo attraverso percorsi virtuali per giungere ad una conclusione spesso inaspettata, capace di sorprendere perfino chi le aveva dato inizio. A questo punto accadrà un evento straordinario: ogni qualvolta nel ripassare da quel luogo, l'emozione che l'aveva suggerita riporterà alla mente quella storia, tanto da divenire per lui la storia di quel posto. In conclusione: tutti possono raccontare una storia inedita perché ciascuno di noi ne possiede. Forse non tutti la percepiscono come tale o magari pensano di non averne. È anche pur vero che nel raccontare un fatto se ne rammentino in prevalenza le linee essenziali senza curarsi di indicare in maniera appropriata i dettagli che invece ne rappresentano l'aspetto. Quello accennato non è altro che uno dei tanti percorsi per mettere assieme una storia; ciascuno ha il proprio che si differenzia dagli altri e non è detto che debba essere il peggiore, ma nemmeno l'unico da seguire alla lettera.

 

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