MurloCultura 2022 - Nr. 3-4

La Fonte delle Fate

di Luciano Scali

RACCONTI

Era un bel po' di tempo che non mi recavo alla Basilica di San Lucchese. L'ultima volta che lo avevo fatto c'era la guerra e adesso, ormai giovanotto cresciuto, assecondavo la mia passione per le corse in bicicletta anche se con scarsi risultati. Stentai a riconoscere quei luoghi poiché i riferimenti memorizzati erano ormai scomparsi, cancellati dagli anni e dalle bombe. Nel tornare verso Borgo Marturi, m'avvidi di un sentiero in leggera salita che imboccai d'istinto. C'era una piccola sorgente con l'acqua fresca che gocciolava dalla roccia tra ciuffi di capelvenere. Ne bevvi alcuni sorsi sentendomi subito diverso. Dopo pochi metri il sentiero scollettava scoprendo fra i greppi scoscesi, un laghetto in miniatura dove galleggiavano le ninfee, mentre sulla sinistra, nella parete di pietra chiara, si apriva una fila di archi a sesto acuto. La luce della sera li stava tingendo di rosa, mentre le nubi alte nel cielo si riflettevano sullo specchio d'acqua dando l'impressione di scivolarvi sopra. Non potei fare a meno di sedermi sul muretto affiorante dall'erba per contemplare quel luogo divenuto straordinario e pieno di presenze col calare delle ombre.

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Una voce suadente mi scosse da quella specie di estasi:
"Anche per lei è stato un preciso richiamo a condurla qui?"
"Non saprei dirlo, in effetti è stata la vista dello stradello ad attrarre la mia attenzione, niente di più."
"Scommetto che si è dissetato alla fontina?"
"Certo! Ma come fa a saperlo?"
"Succede a tutti da quando questo luogo esiste."
"Straordinario davvero. Come si chiama?"
"Non mi dica che ignora l'esistenza della Fonte delle Fate".
"Proprio così anche se non stento ad ammettere che non poteva esistere un nome più azzeccato da affibbiargli su."
"Si chiama così a causa di una storia semplice e struggente i cui protagonisti sono ancora presenti seppure in una dimensione diversa, dove il tempo non esiste e le intense emozioni non hanno mai fine."
"Si tratta di una storia vera?"
"E chi può dirlo. Come tutte le storie può essere ritenuta vera fintanto esiste qualcuno disposto a crederci, e poi, che importanza può avere che lo sia o no se è capace di suscitare emozioni nell'animo di chi l'ascolta?"
"È vero, ed io potrei essere uno fra quelli."
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La Fonte delle Fate - disegno di Luciano Scali

 

"Si narra che la fonte sia stata costruita da esseri straordinari in una sola notte e che al mattino gli abitanti di Poggio Bonizio, non riuscissero a spiegarsi il motivo di tale prodigio, che attribuirono a spiriti ben disposti nei loro riguardi e quindi degni della massima venerazione. Ben presto iniziarono a circolare strane voci sulla presenza di una fata crudele che, innamoratasi di quel luogo, aveva deciso di farne la sua esclusiva residenza punendo addirittura con la morte tutti coloro che per curiosità o imprudenza avessero avuto l'ardire di fissarla in volto.

In effetti le cose non stavano proprio così; che le Fate ci fossero era vero ma, tra le altre ce n'era una che proprio nella sua straordinaria bellezza andava ricercata la causa della sventura di cui si parlava in giro. Infatti, il Destino, viste respinte le sue profferte amorose, le aveva confezionato addosso la maledizione che avrebbe colpito chiunque l'avesse veduta. Per tale ragione lei era solita recarsi al laghetto sul far della sera per specchiarsi nelle sue acque, allorquando gli abitanti di Poggio Bonizio si rinchiudevano nelle loro case per timore d'incontrarla.
Le cose andarono avanti così per molto tempo senza episodi di rilievo fino a quando un giovane musicista non s'innamorò di lei incurante della storia funesta che la riguardava, convinto di riuscire a neutralizzarla col suono del suo liuto. Fu così che sul fare della sera iniziò a recarsi alla fonte e a dedicare alla Fata le sue melodie migliori certo di ammorbidirne il cuore.
Col trascorrere dei giorni il giovane ebbe la sensazione di non essere solo ma d'intendere di tanto in tanto sussurri sommessi e sospiri allorché la sua musica si faceva più dolce e appassionata riuscendo a trasmettere con le note, messaggi d'amore che nessuna parola sarebbe stata capace di dire. La musica stava operando il miracolo di avvicinare due esseri così diversi ma intensamente attratti da emozioni sconosciute che dalla Fata erano state sempre rifuggite poiché ritenute come l'espressione più palese della debolezza umana. Adesso invece ne era avvinta fino a renderla sempre più imprudente facendole addirittura dimenticare il pericolo rappresentato dalla sventura che portava con sé. Infatti, se ne usciva con maggior frequenza dalla sua casa fatta d'aria per avvicinarsi sempre più all'oggetto del suo turbamento. Il giovane percepiva una presenza sempre più vicina dall'intensità del profumo di gelsomino che l'accompagnava e con essa cresceva in lui la convinzione di riuscire un giorno a vederla davvero. La maledizione ormai non aveva più nessun effetto nel suo immaginario anche se ad essa era legata la certezza di terminare i propri giorni nel preciso momento in cui il suo desiderio si sarebbe avverato. Ma a rifletterci bene si trattava di scegliere fra una fine piena di gioia intensa seppure condensata in un attimo, ed una vita di continua rinuncia che l'avrebbe condotto alla pazzia. Questo pensava mentre la sua musica si diffondeva attorno facendo zittire le voci delle creature notturne e gettando nello sgomento la Fata della fonte che percepiva il dilemma del novello Orfeo innamorato di lei.
Una sera mentre il solito rituale si rinnovava lui iniziò a parlare piano:
"Lo so che sei così vicina che mi sembra di udire i battiti del tuo cuore. So che hai letto nel mio e compreso quanto stia per fare. Stasera il nostro destino si compirà e con la tua vista forse riuscirò ad avere finalmente la mia pace ed anche la certezza che non mi dimenticherai."
"Non farlo!" provò a gridare lei, ma ormai era troppo tardi.
Come colpito dalla folgore il giovane restò un attimo immobile prima di scomparire senza vita nel laghetto, mentre sul volto aveva stampata l'espressione di una intensa beatitudine."

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"Anche ai giorni nostri, allorché al tramonto un refolo di vento prende di traverso la fonte increspandone la superficie, par di vedere il volto dello sfortunato amante affiorare tra le ninfee. A quel momento si odono attorno strani sospiri che la gente ignara attribuisce a qualche rapace notturno in cerca di preda, mentre altro non sono che i lamenti di una creatura immortale, prigioniera della propria natura alla quale il Fato impietoso, dopo tanti secoli, nega ancora il conforto della morte. Senti? Come adesso, con l'alzarsi del vento!"
Anche a me parve di udirli chiari in quella sera straordinaria mentre l'occhio fisso sulla fonte ebbe l'impressione di catturare l'immagine indistinta di una faccia tra i riflessi della luna sullo specchio d'acqua.
"E' vero!" dissi " proprio là, sull'acqua e qui attorno!"
Non ci fu risposta alle mie parole e quando mi volsi mi resi conto che non c'era nessuno accanto a me.
La voce senza volto che m'aveva narrata la storia della fonte assecondando le mie fantasticherie, si era dissolta. Avevo forse sognato?
Ma se era così perché attorno aleggiava persistente il profumo di gelsomino?

L. S.

La fonte delle Fate, aprile 1985

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