MurloCultura 2024 - Nr. 1-2-3-4

Tabacco Chinato

di Luciano Scali

Più il tempo passa e maggiormente mi scopro a ricordare episodi lontani che ritenevo ormai scomparsi dalla mente. Ma la cosa più curiosa consiste nel veder riaffiorare buona parte di quelli più strani di cui se n’era perduta la memoria. Tra questi uno risalente agli anni quaranta, a quelli della mia giovinezza trascorsi in gran parte in un clima di guerra.

Mi riferisco alla “conquista dell’impero” in Africa Orientale seguita quasi subito dalla guerra di Spagna per scacciare i comunisti prima di quella perduta degli anni quaranta. Il piccolo evento che mi accingo a ricordare risale a quest’ultimo periodo, quando ancora a Siena circolavano gli appartenenti all’esercito alleato che aveva scacciato i resti di quello tedesco. Con loro era arrivato un benessere dimenticato da anni grazie alla ricomparsa del pane nuovamente bianco assieme ad uno strano burro chiamato margarina ed una polvere aromatizzata che coll’aggiunta d’acqua diveniva un ottimo brodo. Per non parlare poi del latte in polvere assieme ad altre bustine con altrettante polveri che diventavano limonata e aranciata aggiungendovi acqua. Capitolo a se però, lo faceva un’altra bibita in lattina: la Coca Cola che in seguito si sarebbe imposta in tutto il mondo. A quanto appena accennato e ad altro che non rammento, c’erano le sigarette di cui i militari alleati disponevano in quantità e varietà impensabili che, nell’immaginario popolare finì per occupare il primo posto. Poiché ne disponevano in grande quantità, si limitavano ad accenderle, trarne poche tirate per poi gettare via il resto che costituiva oltre metà dell’intera sigaretta! Tale costumanza suggerì a noi ragazzi di organizzare un gruppo che, raccogliesse le cicche per recuperarne il contenuto e rivenderlo dopo averlo opportunamente trattato corredandolo anche di pacchetti di carta fine necessaria per fabbricare la sigaretta.

L’idea prese subito avvio e la raccolta si rivelò ben presto fruttuosa e del tutto originale poiché si trattava di tabacco proveniente da più fonti quali: CAMEL, NAVY CUT, MALBORO ed altre di cui non rammento il nome. A questo “inedito prodotto” frutto della nostra iniziativa fu posto il nome di “Tabacco chinato” che, alcuni mesi dopo raccolse il favore dalla nostra clientela ignara della sua effettiva provenienza. Ben presto il nostro sodalizio suscitò la curiosità di una parte di clientela desiderosa di conoscere la fonte del nostro approvvigionamento con l’intento di poterci soffiare l’affare. Fu in quell’occasione che ci rendemmo conto della fine dell’iniziativa e che era giunto il momento di dare un taglio alla nostra attività facendo circolare la voce che il nostro abituale fornitore si era trasferito lasciandoci senza prodotto. La cosa però ebbe un seguito allorché, alcuni mesi dopo fecero la loro comparsa sul mercato, e quindi alla portata di tutti, le sigarette di provenienza estera mentre gli antichi clienti rimpiangevano il “Tabacco Chinato” divenuto ormai introvabile. Ricordo bene quando una sera decidemmo, di comune accordo di raccontare in giro la vera storia della nostra passata attività ormai certi che non vi sarebbero state conseguenze funeste. Dopo una merenda da Gosta, a Castelnuovo Berardenga, quando l’atmosfera era ormai riscaldata, la storia vera venne raccontata per intero lasciando senza parole coloro che in qualche modo ne erano stati toccati. Ricordo che il silenzio susseguente fu interrotto da qualcuno con la seguente domanda: “Ma allora com’è che è venuto fuori il nome di Tabacco Chinato?”

Perché per raccattare da terra cicche che lo contengono bisogna per forza chinarsi… oppure no?” Dopo un attimo di silenzio ci fu una risata generale seguita da applausi e da commenti inframezzati da brindisi vari che si protrassero fino a quando non inforcammo le nostre biciclette per far ritorno a casa prima che si facesse notte del tutto.

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