Il Trittico della Befa
[rubrica ARTE A MURLO]
Francesco Brogi, ispettore dell'Accademia provinciale delle Belle Arti, compilò nel 1862 un inventario delle opere d'arte del comune di Murlo, diviso per parrocchie, pievi e cappelle. Giunto alla Befa descrisse qui, nella piccola chiesa che possiamo visitare ancora oggi sebbene rimaneggiata negli anni, una pala d'altare appoggiata ad una parete del coro raffigurante "La Madonna assunta in cielo circondata da nove Serafini (che) sta seduta tenendo le mani giunte. Otto Angeli volanti suonano varî istrumenti. Nella parte inferiore vi è S. Giacomo inginocchiato avanti il sepolcro che raccoglie la cintola, che cade alla Vergine. (...) Secolo XV. Ignoto senese ".
Alle pareti della cappella il Brogi nota invece altre due tavole. Una rappresentante "S. Sigismondo re. Figura in piedi di grandezza poco sotto il vero, che ha nella destra un globo dorato, e nella sinistra lo scettro" e l'altra "Un santo martire vestito di dalmatica, che ha nella mano sinistra un libro, e nella destra la palma del martirio. Queste due figure sono dipinte a tempera e fondeggiate in oro, ed erano i laterali della tavola sopradescritta (...). Secolo XV. Ignoto senese."
L'opera si presentava allora come un trittico, seppure smembrato, con al centro la raffigurazione della Madonna della Cintola e ai lati i santi Sigismondo e Stefano, quest'ultimo non identificato dal Brogi. Nei vangeli apocrifi e nella Legenda Aurea di Jacopo da Varagine (una raccolta di vite dei santi compilata negli anni Sessanta del XII secolo) si narra di come Maria fosse assunta in cielo dopo tre giorni dalla sua morte e la sua cintura cadde tra le mani di san Tommaso, il quale ebbe una prova del miracolo accaduto. Come ce lo descrive il Brogi, infatti, il dipinto vede nel pannello centrale la dolce figura di Maria, vestita di un manto azzurro ricamato d'oro, come seduta su un trono di cherubini e circondata da angeli musicanti. A terra dal sepolcro vuoto appaiono dei fiori mentre in primo piano vediamo san Tommaso (e non san Giacomo come riferisce il Brogi) colto nell'attimo in cui, a braccia aperte, raccoglie la cintura che sta cadendo a terra. Dietro intravediamo un paesaggio essenziale di collinette e più in alto il fondo oro che circonda anche i santi laterali. Questa bella pala rimase nel nostro territorio fino agli anni Settanta; nel 1972, infatti, fu acquistata dallo Stato per 25 milioni di lire e collocata presso la Pinacoteca Nazionale di Siena. La pittura, che necessitava di restauri soprattutto nella figura di san Tommaso notevolmente alterata, può essere ammirata adesso nella sala IV del Museo d'Arte Sacra della Val d'Arbia a Buonconvento.
Il Brogi classifica il dipinto come di un ignoto autore senese del XV secolo ed ancora oggi, in verità, non abbiamo la certezza di chi possa averlo realizzato. Ci si riferisce al suo autore generalmente come ad un pittore prossimo al Vecchietta (1410-1480), famosissimo maestro senese che dipinse un'Assunzione della Vergine per la cattedrale di Pienza (1461-62), tra le sue opere più belle e vicina alla Madonna della Befa come schema compositivo. Allora si deve forse rinoscere in questo pittore il così detto Maestro di Montepertuso, nome dato dai critici ad un artista attivo alla fine del XV secolo, che ha tra le sue caratteristiche l'uso di colori delicati e i particolari volti dei personaggi. Questo sconosciuto autore è stato anche accostato di recente ad un ben noto pittore senese Pietro di Giovanni d'Ambrogio (Siena 1410-1490) che, insieme a Sassetta e Sano di Pietro stabilì i canoni dell'immagine di uno dei santi senesi per eccellenza, ovvero san Bernardino.
Fonti consultate
Francesco Brogi, Inventario generale degli oggetti d'arte della Provincia di Siena, Siena, 1897.
Piero Torriti, La Pinacoteca Nazionale di Siena, Genova, 1990.
La pittura senese nel Rinascimento 1420-1500, a cura di K.Christiansen, L.B. Kanter, C.B. Strehlke, Cinisello Balsamo, 1989.
Museo d'Arte Sacra della Val d'Arbia, a cura di Anna Maria Guiducci , Siena, 1998.
Da Jacopo della Quercia a Donatello. Le arti a Siena nel primo Rinascimento, a cura di Max Seidel, Milano, 2010.