Trench-art nella Crevole
Mi capita spesso di usare la Crevole come una strada, la poca acqua lo consente per la maggior parte dell’anno tranne i pochi periodi in cui si arrabbia e combina guai come nell’ottobre scorso. Percorro il suo letto e guardo giù tra le pietre, lo facevo da piccola e sembrava una miniera di scoperte, lo faccio ancora e il suo fascino non attenua. Tante pietre blu, raramente un granchio, alle volte rifiuti, anche loro pieni di storie… guarda! Un paio di occhiali tutti rotti, ma chi li avrà portati? Ed è qui che la mente parte e “scarrella” tutti i volti della mia Tinoni dove sono cresciuta e dove tanti oramai sono solo foto su ceramica, immagino che appartengano a uno di loro proprio come quella bottiglia di shampoo anni ‘60 dal design sicuramente ardito. Inseguita da qualche libellula nera, sogno di trovare tesori trasportati dalla corrente, ma poi un giorno… eccolo il tesoro! Un passo e un saltarello per superare una pozza, poi un luccichio dai riflessi verderame: sarà un pezzo di gronda credo, ma la curiosità prende campo e decisa scavo, ne emerge un relitto, un reperto, uno strano oggettino, un coltello in rame. La sua forma dalla punta a mezzaluna ricorda un coltello da formaggio oppure ancor più bella una sciabola marocchina… O che sarà? Chi lo avrà perso? E’ antico? Etrusco? E’ stupendo nei colori tutto ossidato dall’acqua e dal tempo! Emozionata, corro a casa e comincio a cercare a chiedere ed è qui che il mio babbo dice: “Sarà un gioco per bambini, l’avrà fatto qualcuno al tempo di guerra con qualche bossolo, si riusava tutto e i giocattoli non c’erano”.
E’ questo input che mi ricorda di un vecchio bracciale in rame da sempre conservato in casa e appartenuto a uno zio che lo riportò dal fronte, lo prendo e a un primo confronto anche un occhio profano come il mio capisce che si tratta di un oggetto simile: stessa materia stessa lavorazione a tacche (Fig. 1).
Fig. 1. Nella prima e nella seconda immagine il coltellino in rame ritrovato nel torrente Crevole e di seguito il bracciale in rame riportato dal fronte della prima guerra mondiale. |
Chiedo ad amici e cerco sul web, lo faccio vedere a chi di cose vecchie se ne intende, subito l’esclusione che sia antico e poi la scoperta di oggetti simili su siti di collezionisti, non ci sono più dubbi si tratta di Trench art (o arte di trincea) uno stile in voga tra i soldati che nelle varie guerre “ammazzavano il tempo” realizzando oggetti con gli avanzi di artiglieria. Posate, vasi, posacenere, targhette, bracciali, svariati sono i soggetti realizzati per lo più con corone di forzamento o bossoli di ottone, spesso con data e luogo, il perché è incerto, forse per farne oggetti di uso o come semplici souvenir (Figg. 2-3).
Fig. 2. In alto, un particolare del manico del coltellino in rame; sotto proiettili con bossolo di ottone; a destra, particolare della corona di forzamento di un proiettile da artiglieria. |
Fig. 3. Lo shrapnel è un tipo di proiettile per artiglieria a (nell’immagine, un esempio di proiettili con rigature opposte). |
La Trench art si diffuse in Italia durante la prima guerra mondiale ma anche in altri paesi belligeranti con particolare presenza di questi oggetti in Francia, ma non è raro trovarne anche riferiti all’ultimo conflitto, la determinazione è fatta grazie al riconoscimento del materiale bellico usato. In particolare sia il bracciale sia il coltellino (probabilmente un tagliacarte) sono stati realizzati con una corona di forzamento di un proiettile per artiglieria. Durante la detonazione del proiettile la corona si dilata e forza nella filettatura della canna, è questo processo a imprimere quei caratteristici segni paralleli che si vedono nel manico del coltellino e che nel bracciale sono stati battuti per crearne la fascia, un segno unico come un’impronta digitale per intendersi, come i colpi sparati dalla stessa pistola!
Solo una cosa non torna: l’inclinazione della rigatura, una verso sinistra (coltello) e una verso destra (bracciale), ma nulla al caso, scopro che l’inclinazione a sinistra è tipica della nostra artiglieria e che quella a destra è austriaca…. stiamo parlando della prima guerra dunque! E con lo zio i conti tornano, ma il coltellino? Prima o seconda guerra?
Indago ancora e scopro che la rigatura a ventotto tacche con l’inclinazione progressiva a sinistra era in uso agli italiani (75 mm caricamento shrapnel), ma anche nel cannone da contraerea francese (75mm mod. 1900).
Dunque potrebbe trattarsi di un francese della seconda guerra, uno delle truppe scese da Murlo in quella calda estate del 44 proprio lì dove l’ho trovato io!
I dubbi si moltiplicano, non ho strumenti, non ho cultura in merito per scoprire la verità, solo ipotesi… Resta la fantasia e la meraviglia, vedo quel soldato nelle retrovie che passa sere e sere a battere il rame e a forgiare un oggetto così delicato, magari con il pensiero di portarlo alla mamma o a una ragazza che ha nel cuore!Chissà se il lavoretto lo solleva dalla snervante attesa di un attacco! Lo giro e lo rigiro tra le dita e invento mille storie di quella guerra che mi hanno solo raccontato. Non posso far a meno di pensare che appartenga a un giovane soldato che risalendo la Crevole di fretta durante i bombardamenti, inciampa tra paura e furia lasciando che cada da una tasca perché io lo possa ritrovare.
Fonti consultate
http://it.wikipedia.org/wiki/Shrapnel
http://fotografiaprimaguerramondiale.blogspot.it/2010/05/artigianato-di-trincea.html
www.4novembre.it/index.php?option=com_content&view=article&id=20:l-arte-di-trincea&catid=11:mostre&Itemid=15