Un altro frammento di storia che scompare
Era da anni che ci provava a venire giù e questa volta, forse ci riesce davvero! Mi riferisco a quel fabbricato sulla destra, quasi alla fine del villaggio della Miniera, che da trent'anni a questa parte ho sempre visto in condizioni precarie. Prima erano i pilastri a apparire pericolanti, e per questo vennero abbassati, poi i muri del tamponamento laterale che crollando, lasciarono la facciata libera di gonfiarsi tanto da dare l'impressione che se non fosse stata l'edera a tenerla assieme sarebbe franata da un momento all'altro. Qualche giorno fa ha cominciato a collassare e, tra poco, anche il resto farà la stessa fine. Ne parliamo nell'articolo "I segni dell'uomo" a pag. 12 riferito all'ingegner Bidou e se qualcuno avesse voglia di vedere ancora in loco i supporti ai quali facevo riferimento, sarà il caso che si affretti prima di doverseli andare poi a cercare tra le macerie. Il fabbricato in oggetto risaliva agli anni 1869-70 ed era tra i più antichi fra quelli rimasti in piedi assieme all'attigua fornace per calce scomparsa dopo la nascita del primo villaggio. In origine si trattava solo di una serie di lunghi pilastri coperti da un tetto a capanna adibito a deposito del carbone estratto dai cantieri e trasportato fin lì da un trenino di carrelli decauville trainato da cavalli. I carrelli, posti sopra il terrapieno che sovrastava il deposito, rovesciavano il carbone in prossimità di un ingegnoso piano basculante il quale permetteva di caricare i sottostanti vagoni ferroviari in tempi brevi. L'operazione avveniva al coperto, sotto il prolungamento della falda del tetto sorretta dai pilastri di cui se ne vedono adesso i monconi. Quando l'attività mineraria riprese con la gestione Ansaldo, dopo la cessazione avvenuta nel 1894, il deposito del carbone venne destinato ad altro uso, al cosiddetto podere della miniera ovverosia a stalla per ricoverare i muli in servizio nei cantieri, con un magazzino e un appartamento al piano superiore, funzioni che a quanto mi risulta, rimasero in atto fino alla definitiva chiusura della miniera nel 1949.
Scompare così, dopo essere divenuto irrecuperabile da tempo, un altro testimone importante di quell'attività alla quale va doverosamente attribuito il merito dell'avvenuta evoluzione dell'intero territorio di Murlo.