MurloCultura 2014 - Nr. 1

Madonna di Piantasala, Casciano, i Longobardi e il culto della vipera

di Annalisa Coppolaro

Il bello dell’effettuare ricerche per un libro sulle chiese della nostra provincia dal passato misterioso o insolito è che si scoprono tante cose inaspettate, si incontrano personaggi e vicende che non pensavamo esistessero entrando in una dimensione “altra” sospesa tra storia e leggenda. Cinque di queste chiese sono a Murlo: a Campriano, a Montespecchio, alla Befa, a Pieve a Carli e infine a Casciano, dove i Longobardi fondarono intorno all’VIII secolo quella che oggi viene denominata la cappella devozionale della Madonna di Piantasala. La prima settimana di settembre in questa chiesa viene festeggiata la Festa della Madonna e della Confraternita della Misericordia: le strade e le piazze si accendono di candele e torce e la tradizionale processione si snoda per le vie del paese al suono di canti religiosi che si ripetono da secoli. La festa è stata riscoperta da pochi anni e anche la Chiesa di Piantasala in qualche modo è tornata a far parte della sacralità del nostro territorio in tempi piuttosto recenti. Quello che vediamo adesso della bella struttura è un esempio di architettura religiosa risalente al XVI secolo, in quanto nel tempo la struttura ha subito diversi restauri, dopo la sua fondazione ad opera dei Longobardi intorno al VII secolo. Il toponimo stesso, come sottolinea Luciano Scali nel quaderno dell’Associazione Culturale dedicato a Piantasala, ha origini longobarde proprio come altri del nostro Comune, Lupompesi, Quato, ecc. In altri comuni della val di Merse, come Chiusdino, molte sono le tracce del passaggio di questi nostri antenati “barbari” che di barbaro in realtà avevano ben poco, considerato che ancora oggi in alcuni casi possiamo ammirare chiese fondate in periodo longobardo che, pur con varie, successive ristrutturazioni, hanno rappresentato per molti secoli la sacralità dei nostri luoghi. In verità, si crede che ancora all’epoca della fondazione della Chiesa della Madonna di Piantasala i Longobardi praticassero una religione mista di cristianesimo e culti animistici, come quello per la Vipera Anfisbena, vipera d’oro a due teste che si ritrova in varie storie e leggende del VII e VIII secolo , come quella del Vescovo Barbato di Benevento che sconfisse il culto della Vipera tanto caro ai Longobardi e che, proclamato santo, viene ovunque raffigurato con in mano il rettile. In realtà queste forme di idolatria continuarono per molti secoli, tanto che in una stampa del 1700 la Vipera Anfisbena si trova ancora raffigurata sopra un altare nella zona di Benevento, che com’è noto possiede molti centri di origine longobarda proprio come molti nostri centri. Sia i rettili che gli alberi sacri, come il pero e il noce, erano oggetto di culto e non si può escludere che la fondazione di quella che oggi à la chiesa di Pantasala sia stata concepita originariamente come un piccolo edificio o magari solo un tabernacolo per segnare il punto d’incrocio tra le varie strade che tutt’oggi passano nel punto dove ancora oggi si trova la chiesa. I Longobardi, come tutti i popoli viaggiatori, marcavano spesso i crocevia con un simbolo e qui, dove poi si sarebbe sviluppata la frazione odierna di Montemirello, era senz’altro stato concepito, come spesso accadeva, per propiziare la buona sorte dei viandanti. Scali nota che nei secoli successivi in questo punto venne sviluppato un edificio che poi crebbe, con la facciata rivolta verso la stessa frazione di Montemirello, ed aveva forse in passato un sagrato dove i viandanti e la comunità si riunivano per pregare o per semplici riti di festa, portando la cappella originale, che non doveva superare i 10 m quadrati, a raggiungere con il tempo la metà delle dimensioni attuali intorno al secondo decennio del 1500. E’ infatti datato 1514 l’affresco firmato Andrea di Niccolò che venne commissionato, all’epoca molto noto, ancora visibile nella chiesa attuale. Mario Filippone, nella raccolta del materiale orale che poi fu usato nel suo libro sul territorio di Murlo e le sue chiese, venne a sapere della presenza di un porticato forse simile a quello attualmente presente nella Pieve di S.Maria a Carli presso Murlo. Nella chiesa di Casciano tale porticato venne, sembra, abbattuto nei primi anni del 1900 per raddoppiare la superficie dell’edificio sacro. Un successivo grosso restauro venne quindi eseguito nel 1989, durante il quale fu spostato anche l’affresco di Andrea di Niccolò, che oggi si trova nella bella chiesa parrocchiale di San Giusto e Clemente e di cui parlo diffusamente nel libro Chiese pievi e segreti sulle colline di Siena. L’affresco in effetti rimane tra le cose più particolari della chiesa di Piantasala, come sottolinea anche Maria Paola Angelini nel suo saggio incluso nello stesso Quaderno dell’Associazione Culturale. La Madonna di Piantasala è da sempre oggetto di grande devozione in quanto ritenuta miracolosa, e a fianco di questa Madonna sembra che grande importanza abbia avuto nei secoli la devozione per un Santo festeggiato il 16 agosto, San Rocco di Montpellier, che è raffigurato nello stesso affresco di Andrea di Niccolò nella sua tradizionale iconografia. Il Santo francese ha in mano il bastone da viandante ed è accompagnato da un cagnolino con la pagnotta in bocca, cagnolino che secondo la tradizione sfamò il padrone mentre questi era molto malato di peste. Non sono chiari i legami tra la chiesa di Casciano e il santo d’Oltralpe, di cui sappiamo che era nato alla fine del 1800 ed arrivò in Italia per prendersi cura degli ammalati di peste nel 1348, che colpì anche Siena, com’è noto. Non abbiamo documenti che confermano la presenza del santo nel capoluogo, e ci è quindi altrettanto sconosciuto il motivo della devozione che Casciano sembra conservare per molti secoli verso questo Santo, protettore contro le epidemie, al quale per molti anni venne riservata a Casciano una celebrazione in agosto nel giorno del Palio di Siena. La storia di questa cappella devozionale, insomma, rappresenta e sintetizza anche quella di altre strutture religiose analoghe, da cui oggi si raggiunge facilmente la città vicina, ma che un tempo erano remote da tutto e avviluppate nel loro stesso culto per santi e rappresentazioni religiose uniche e speciali, spesso molto rare, che le distinguevano dalle altre chiese dei paraggi. Oggi possiamo ammirare le vestigia di questo passato affascinante, ed è una ricchezza che qui a Murlo si ripete in quello che rimane delle 23 chiese analizzate a suo tempo da Mario Filippone nel suo prezioso libro, cardine per le ricerche successive e soprattutto simbolo di un territorio straordinariamente ricco di memorie storiche, artistiche e popolari.

 

Bibliografia

A. Coppolaro, G. Soderberg, Chiese pievie segreti sulle colline di Siena, Edizioni IL Leccio 2013.

L. Scali, Piantasala, evoluzione di una cappella devozionale, Quaderni dell’Associazione Culturale di Murlo, 4/2011.

M. Filippone, Il territorio di Murlo e le sue chiese, Nuova Immagine Editrice, 1994

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