MurloCultura 2014 - Nr. 3

Sull'importanza di una memoria antifascista condivisa - La triste vicenda di Leopoldo Benocci

di Filippo Lambardi

NOTE STORICHE - LA LIBERAZIONE A MURLO

I recenti festeggiamenti del 70° della Liberazione di Murlo impongono agli appassionati di storia, di cultura e ai cittadini tutti un’analisi profonda dell’intera vicenda antifascista nel nostro territorio.
La storiografia del periodo resistenziale in terra di Siena è particolarmente ricca [1] ma più difficili sono le ricerche per il periodo che registrò violenze ed eliminazione del confronto politico all’avvicinarsi dell’ottobre 1922, allorquando fu assegnato l’incarico di costituire il governo al capo delle camicie nere, Benito Mussolini. Memorie di quel periodo, a Murlo, sono state tramandate a livello orale ma iniziano ad essere ricordi veramente antichi. Sappiamo che a Vescovado esisteva una forte sezione del PSI, così come a Casciano era attiva una del Partito Popolare. Alle elezioni amministrative del 1920, dove il PSI conquistò in provincia di Siena 29 amministrazioni su 36, Murlo vide vincere una lista che oggi potremmo definire civica. Violenze di vario genere, perpetrate dai fascisti, sono state tramandate, come detto, dai ricordi dei nostri concittadini e pure i pochi partigiani ancora in vita, ricordano che agli incontri clandestini che piccoli gruppi della Brigata Spartaco Lavagnini tenevano nelle frazioni del nostro territorio, partecipavano anziani “compagni” del Partito Socialista. La componente massimalista di questo, avrebbe fatto sì che alla fine del conflitto molte sezioni e quadri dirigenti sarebbero poi passate al Partito Comunista anche grazie all’azione del partigianato in provincia di Siena.
Anche Murlo, nel 1944 (come ogni comune della nostra provincia), ebbe i suoi morti fra le file partigiane. Si tratta di quattro giovani: Leopoldo Benocci, Bramante Foderi, Aldo Giannelli e Ferruccio Mantengoli.
Sulla figura di Aldo Giannelli, Tripoli, proprio su queste pagine (Murlo Cultura 1/2009 https://www.murlocultura.com/old_site/MurloCultura_1_2009/MurloCultura_1_2009_pag13.html) fu delineato un bel ritratto da Annalisa Coppolaro grazie alla preziosa testimonianza di nostri cittadini e del nipote Gianfranco. Su ordine di Pasquale Plantera, Serpente, Giannelli insieme a altri compagni doveva far saltare un sottopassaggio sulla Montalcino-Paganico ma fu ucciso dai tedeschi mentre stava agendo, era il 13 giugno di quell’anno terribile. Di Foderi e Mantengoli sappiamo che furono sorpresi in un atto di sabotaggio da un piccolo reparto della 90a Divisione Panzergrenadier nei giorni in cui si preparavano i combattimenti più forti fra le truppe nordafricane del Corpo di Spedizione Francese e i tedeschi sulla linea Edith, fissata proprio sul nostro territorio. Abbandonati nel bosco come bestie furono trasportati a Montepescini, dove insisteva un distaccamento della Lavagnini e lì sepolti con Giannelli. A loro, nel 1985, la Giunta Fracassi ha dedicato una bella lapide che ne ricorda le gesta.
Ben più triste e beffarda fu la sorte di Leopoldo Benocci, di cui rimane una tomba nel cimitero di Vescovado e di cui parecchi paesani non sanno nulla. Entrato nella Lavagnini nell’aprile del 1944, figlio di mezzadri montalcinesi trasferitisi a Montepertuso e successivamente a Casa Baccini, Leopoldo veniva catturato insieme ad altri cinque partigiani a Campolungo la mattina del 24 giugno dai tedeschi. Trasportati a Firenze, nella zona di Ponte a Ema, dopo una misteriosa sosta a Siena (probabilmente alla Caserma La Marmora), venivano fucilati a Villa Dani nel pomeriggio del 28 dopo un triste “pellegrinaggio” fatto a piedi nudi di due chilometri. Su questa vicenda è stato preziosissimo il lavoro della scrittrice Maria Pagnini [2] che, incuriosita da questo strano caso, ha redatto un volume molto importante. Fra l’altro l’Amministrazione comunale di Firenze, già nel 1948 aveva omaggiato i 6 partigiani senesi della Lavagnini con una lapide commemorativa e ogni anno, lì alle “Cinque Vie”, viene realizzata, col contributo del Comune e dell’ANPI provinciale di Firenze, una manifestazione molto partecipata. Il 30 come sappiamo, le truppe algerine e tunisine sfondano la linea Edith e il fronte muove verso la Val d’Arbia e l’alta Val di Merse.
Con la fine dei combattimenti riprendeva, lentamente, un tipo di vita che molti neanche avevano mai assaporato. Tante persone erano morte [3] e le difficoltà economiche avevano messo nell’indigenza molte famiglie di Murlo. Su quei quattro morti [4], rei d’aver scelto la parte sbagliata, è doveroso abbinare al ricordo anche un processo che allarghi la condivisione del percorso ideale compiuto da tanti murlesi contro la dittatura. Affinché non si rimanga solo nell’ambito della “celebrazione” ma si riesca a storicizzare quanto più possibile quei momenti bui in modo da sensibilizzare la popolazione, in particolar modo le generazioni più giovani che, specialmente a scuola, non riescono a compiere il programma di storia in modo esaustivo.

 

Note bibliografiche

[1] Ci preme qui ricordare la produzione curata dall’Istituto Storico della Resistenza di Siena, i saggi monografici curati da Claudio Biscarini ma anche Tamara Gasparri, La Resistenza in provincia di Siena. 8 settembre – 3 luglio 1944, Leo s. Olschki Editore, Firenze 1976, datato ma sempre validissimo.

[2] M. Pagnini, Evelina – Una via crucis di 3.333 passi: la storia dei fucilati di Colle Montici alle porte di Firenze (28-30 giugno), Pagnini Editore, Firenze 2011.

[3] Parecchi giovani erano partiti per i fronti aperti dal nazifascismo in Europa e nord Africa, morti civili si ebbero durante il passaggio del fronte. Un elenco, purtroppo non definitivo ma comunque prezioso, è stato sviluppato grazie al lavoro di Mario Calò, ufficiale dell’Anagrafe di Murlo.

[4] In merito ai ragazzi che combatterono nelle file dei partigiani della Spartaco Lavagnini, ci preme segnalare una piccola ma simpatica curiosità. I discendenti di Benocci, Foderi e Mantengoli vivono oggi nella provincia di Pistoia, questo perché nel dopoguerra trovarono lavoro alla Breda Costruzioni Ferroviarie. Addirittura una nipote di Benocci e un nipote di Mantengoli sono marito e moglie.

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