Il manufatto misterioso del Serpentaio
SEGNI DELL'UOMO - terza puntata
C'è una strada nel bosco, ormai dismessa e colma di ramaglie lasciate in loco da coloro che effettuarono il taglio alcuni anni or sono. Lungi da essersi dissolti malgrado le abbondanti piogge, questi resti costituiscono ancora oggi un serio impedimento a chiunque volesse percorrere il sentiero o saperne di più su questa strada ormai dimenticata. Le persistenti precipitazioni hanno profondamente inciso il piano stradale ormai privo di qualsiasi manutenzione scoprendo il supporto di diaspri nel tratto di maggiore pendenza e scavando profondi fossi laddove la terra aveva colmate le fratture del banco. Il segno dell’antico tracciato resta comunque a ricordare che venne aperto attorno al 1869 con l’intento di accedere alla prima cava di lignite dei Pratacci scoperta nella zona selvaggia delle “Macchie”. Proprio da quel luogo, tenendosi dapprima a mezza costa e dopo una ripida discesa sul fianco del Serpentaio giungeva alla “Via che da Murlo conduce a Resi”, oltre il torrente Crevole.
A tale proposito è interessante leggersi il verbale delle deliberazioni prese dalla Giunta Municipale per dare avvio all’apertura della strada di cui si parla:
L’anno 1800sessantanove e il dì quattordici del Mese di Febbrajo
Nel Palazzo Comunale
Intervenuti i signori Consiglieri componenti la Giunta nelle persone degli Onorevoli Sigg.ri: Angelini Angelo Sindaco
Martini Savino Assessore
Ferretti Oreste Assessore
(l’Assessore Ferretti Oreste assente ) [frase cancellata con un tratto nell’originale]
coll’assistenza dell’infrascritto Segretario Comunale ha proceduto alla seguente deliberazione.
Veduti gli Art.i 10 e 12 della Legge 30 Agosto 1868
Visto l’Art.o 17 della Legge sui Lavori pubblici del dì 20 Marzo 1865
Veduto il preesistente Elenco delle Strade Comunali di questo Comune formato dalla Giunta Municipale il dì 27 Ottobre 1866 e approvato da questo Consiglio con deliberazione del dì 13 Gennajo 1867
Veduta un’istanza del Sig.Salvadore Ferretti di questo Comune colla quale mentre rende noto essere imminente la costruzione di una nuova Strada da Murlo alle Macchie situate presso il luogo detto Ulivello, costruzione che verrà intrapresa da una Società cui egli insieme ai propri soci Ferretti Oreste e Taddei Antonio ha ceduto il diritto di emanazione della miniera di Legnite di loro proprietà nelle suddette macchie esistente fa istanza che la strada medesima si(a) annoverata frà le Comunali;
Considerando che l’oggetto per cui la nuova strada vien costruita essendo la escavazione di una miniera può quindi tanto per l’oggetto in se stesso quanto per i benefici effetti che per le conseguenti lavorazioni ne risentirà l’intiero paese ritenersi assolutamente come strada di pubblica utilità;
La Giunta Municipale:
1° Ratificando il preesistente Elenco delle Strade Comunali di questo Comune;
2° Aggiungendovi la nuova strada da Murlo alle Macchie presso l’Ulivello con espressa ed assoluta condizione però che il Comune di Murlo si asterrà totalmente da ogni qualunque spesa per la strada suddetta protestando quindi che non prenderà parte veruna ne alla costruzione ne ai mantenimenti della medesima;
forma e delibera
il qui unito Elenco delle strade Comunali di questo Comune da trasmettersi previa pubblicazione per il tempo voluto dalla legge, e approvazione per parte di questo Consiglio all’Ill.mo Sig.r Prefetto della Provincia
Il Sindaco A.Angelini; L’Assessore Anz.o S.Martini; Il Segretario Pampaloni.
Al contenuto di tale delibera fecero opposizione ambedue le Comunità: di Murlo e di Casciano non rilevando in tale opera il carattere di pubblica utilità, ma indipendentemente dalle ragioni accampate, l’atto citato rilevava la necessità di aprire una nuova strada per trasferire la lignite estratta dai cantieri verso i futuri luoghi di utilizzo. A quella data il progetto di sfruttamento del banco lignitifero si trovava ancora allo stato embrionale nella mente dei proprietari i quali, consapevoli delle loro limitate capacità tecniche ed economiche si affidarono al giudizio di esperti che confermarono le notevoli potenzialità del giacimento. Circa due mesi e mezzo dopo, si affrettarono a cedere i diritti di escavazione della lignite ai Signori Alberto Romano Rivera e Carlo Twerembold interessati dall’affare.
Con la nascita del villaggio minerario e la costruzione della strada ferrata in direzione della Traversa Toscana, la coltivazione dei cantieri nel comprensorio del Serpentaio divenne più ampia e quindi da affrontare con criteri diversi da quelli iniziali. I cantieri vennero dotati di binari Decauville e la lignite estratta a cielo aperto dirottata in gran parte alla discenderia del poggio, detto del Farneto, sovrastante la Miniera.
Il segno dell’uomo di questa puntata è piuttosto ingombrante e di difficile individuazione perché si trova sul primo tracciato di cui si parlava e poi si sta ricoprendo di muschio e di macchia. Probabilmente la sua costruzione non risale ai primordi dell’avventura mineraria nel comprensorio di Murlo ma piuttosto alle sostanziali modifiche e ammodernamenti intrapresi circa mezzo secolo dopo dalle gestione S.A.I. Ansaldo. Si tratta di un prisma di cemento oggi ricoperto di muschio come accennato, del quale rilevai le dimensioni nel giugno del 1998 e di cui riporto lo schizzo quotato (fig. 1).
Fig. 1. Ricostruzione grafica e foto dell’ancoraggio della scenderia a cassone del Serpentaio. |
In quella occasione potei rendermi conto che più in basso sulla ripida scarpata e in posizione difficilmente accessibile se ne trovava un altro al quale non riuscii ad accedere.
In seguito, prendendo avvio dal “piano caricatore” della fornace continua per calce, risalii quello che era stato il tracciato della decauville lungo il fosso Serpentaio rendendomi conto che il manufatto rilevato veniva a trovarsi quasi di fronte ai resti dell’ingresso della “galleria Torino”.
Era questa una galleria ormai franata il cui ingresso murato è ancora oggi visibile ad un livello di dieci metri più alto di quello del fosso Serpentaio (217,84). Una foto di circa novant’anni fa ce la mostra con l’antistante piazzale ingombro di materiali e con la scritta che la identifica.
L’Ing. Guido Sarrocchi, che nell’anno 1907 venne incaricato dall’avvocato Cesare Ferretti, a quel tempo unico proprietario, a redigere una relazione sullo stato del villaggio e dei cantieri della miniera di Murlo [1], così si riferisce alla galleria Pozzoli e a quella Torino entrambe ubicate lungo il corso del fosso Serpentaio (fig. 2):
Galleria Pozzoli (232,12):
A circa 150 metri dalla precedente coltivazione (dalla località detta Pratacci -n.d.R.), fu aperta una trincea che dette ben presto la possibilità di cavare una piccola quantità di combustibile; ma poiché il banco si approfondiva, esso fu seguito mediante una scenderia che però servì solo a scopo di ricerca, essendosi limitati i lavori alla constatazione del banco.
Galleria Torino (217,84):
Mentre dal precedente taglio dei Pozzoli si avanzavano i lavori della scenderia, si iniziarono i lavori della galleria Torino sud-est della precedente ad una quota inferiore lungo il fosso del Serpentario. Questa galleria costruita a contatto con il banco non servì che ad identificare l’estensione di questo lembo sud-est.
I lavori furono abbandonati senza procedere alla escavazione del combustibile. La galleria Torino fu posta in comunicazione colla discenderia escavata dalla trincea Pozzoli.
Fig. 2. La Galleria Pozzoli e la galleria Torino presso il fosso del Serpentaio (ricostruzione di L. Scali dalla descrizione dell’Ing. Sarrocchi). |
La relazione Sarrocchi risulta così illuminante avallando l’ipotesi che la decauville del Serpentaio venisse ripresa e potenziata in seguito dalla gestione S.A.I. Ansaldo.
Con l’escavazione della galleria detta della Mandorla, che non figura nella mappa annessa alla relazione Sarrocchi, il carbone proveniente dai “cantieri alti” invece di arrivare alle fornaci e al deposito del villaggio attraverso la scenderia del Farneto, si servì di questa galleria per giungere ai predetti luoghi ed alla fornace per mattoni sul piano caricatore seguendo il fosso Serpentaio (fig. 3).
Fig. 3. I Cantieri sud o del Serpentaio. |
La linea Decauville assunse quindi il ruolo importante di collettrice alla quale dovette far capo anche quella proveniente dai Pratacci, ovvero dal primitivo cantiere situato in posizione più elevata di quelli di tutto il bacino sud e collegato alla prima strada della miniera. Nel cassone ancorato al supporto di nostro interesse, simile all’altro adottato per il medesimo scopo lungo il fosso Schiavone e di cui è pervenuta una foto, veniva così riversata la lignite proveniente dai cantieri alti per andare a riempire i vagoncini in attesa ai bordi del fosso ed avviarli poi ai luoghi di utilizzo (fig.4).
Fig. 4. La scenderia situata presso il Fosso dello Schiavone in una immagine fotografica degli anni ‘20 del Novecento (Archivio Ansaldo). |
Da non sottovalutare che tutto il percorso dei carrelli carichi avveniva in discesa e quindi senza bisogno di essere trainati ma solo controllati nella loro corsa. L’andamento tumultuoso delle acque del fosso ha cancellati molti segni dell’uomo lungo il suo percorso assieme alle strutture precarie che ad essi si rapportavano, ma non fino al punto da impedire di avanzare ipotesi attendibili come le foto d’epoca, scattate in situazioni simili e giunte fino a noi, suggeriscono.
Fonti bibliografiche
[1] Ing.Guido Sarrocchi, La Miniera di lignite e le cave di pietra da calce e da cemento di Murlo. Relazioni ed analisi. Siena, Tip. Carlo Nava, 1907, Misc.Sen. B.15.N°11 (Bibl. Com.le - Siena).