Cambiamento, ovvero: riflessione di fine anno
Ogni tre mesi, all'interno della comunità in cui viviamo, si rinnova il rituale consolidato di mettere assieme le idee per dare alla stampa il periodico della nostra Associazione: "Murlo Cultura".
Per coloro che vi appartengono si tratta di una necessità in atto da oltre venti anni e che nessuno si è mai sognato di far cessare. Gli entusiasmi giovanili risentono talvolta del trascorrere del tempo e, contrariamente a quanto accade al vino che invecchiando migliora, si affievoliscono rendendo più flebile il desiderio di condividere emozioni sempre più rare. Al giorno d'oggi la parola cambiamento è ricorrente poiché la maggior parte di noi pensa che in essa si trovi la panacea per ogni male, il raddrizzamento di ogni stortura e l'indicazione per imboccare il percorso più giusto. Può darsi che sia vero, anzi è vero senz'altro, ma cosa vuol dire cambiare? Se per la prima volta si percorre sul far della notte uno stradello del bosco del Bogatto o uno di quelli inestricabili di Monticiano incerti di essere sulla via giusta, non è detto che imboccandone uno nuovo ci si trovi senz'altro fuori dai guai anzi potrebbe accadere proprio il contrario. Quando si parla di cambiare bisogna avere anche la cognizione di "come, cosa e in che modo" perché altrimenti, ogni buona intenzione si concretizzerà solo in uno sterile esercizio verbale. Niente di più. Per un vero cambiamento occorre esperienza e conoscenza di ciò che si va a fare e, soprattutto, con la consapevolezza che dovrà giovare all'interesse collettivo e non a quello di una parte soltanto.
I nuovi orientamenti che il mondo odierno segue, si uniformano in prevalenza ai dettami dei mercati, sotto la copertura di rivendicazioni territoriali, politiche o religiose e avvalendosi di tecnologie avanzate con le quali è stato possibile conseguire obiettivi impensabili appena mezzo secolo fa. Ogni medaglia ha però il suo rovescio e se nel passato la conoscenza si acquisiva con l'esperienza e la pratica, oggi è opinione diffusa di poterla ottenere attraverso il nozionismo e il virtuale con quegli strumenti ormai alla portata di tutti, capaci di condurre ovunque senza uscire di casa. Un'autentica meraviglia ma incapace di stimolare la mobilità delle persone sempre più restie a spostarsi alla ricerca di "esperienze proprie" preferendo piuttosto farsi "recapitare a domicilio" e senza fatica, quelle altrui. Lungi da me l'idea di voler criticare un sistema di dimensioni globali senza sapere onestamente come sia strutturato nel dettaglio e magari con la pretesa di migliorarlo, ma piuttosto l'intento di sottolineare come ogni mutamento non sia andato di pari passo con la conoscenza degli strumenti messi a disposizione per ottenerlo, né analizzate le conseguenze che ne sarebbero derivate a chi non fosse stato in condizione di poterle accogliere.
La storia si ripete come nel caso della comparsa di mezzi di trasporto da usarsi solo su particolari percorsi. Anticamente anche una piccola traccia nella macchia era praticabile con gli animali da soma, oggi non è più possibile per un sacco di ragioni che hanno fatto divenire tali consuetudini ormai fuori tempo o fuori legge oltre all'altro fattore importante che non tutti saprebbero servirsene. Pertanto da qui la decisione di non tenere più conto che mezzo e supporto debbano viaggiare di pari passo ma che il secondo si accolli l'onere di supportare il primo senza trovarsi nella condizione ottimale nel farlo, né preoccuparsi troppo degli squilibri che da tale pratica derivano. Questa logica divenuta sempre più diffusa ed esportata anche laddove l'ambiente presentava maggiori difficoltà per la sua applicazione, ha sortito effetti diversi facendo apparire più evoluti i paesi con morfologia più adatta ad accogliere nuove situazioni e soprattutto in possesso di maggiori risorse e culture d'avanguardia. Quindi: cambiamento sinonimo di cosa? Drastica cesura col passato gettando a mare esperienze millenarie per acquisirne di nuove ma tutte da verificare, oppure fermo restando il patrimonio esistente cercando invece un nuovo approccio con realtà in continua mutazione?
Più facile a dirsi che a farsi specie nel caso più diffuso dove l'individuo in possesso di privilegi superiori ai propri fabbisogni non si sogna lontanamente di condividere il proprio surplus con chi si dibatte alla ricerca del minimo per sopravvivere, anzi fa di tutto per starsene alla larga! E allora che senso ha parlare di cambiamento se non lo si supporta con la volontà vera di farlo?