LETTERE AL DIRETTORE
Caro Direttore,
mi permetto di disturbare per una notizia che circola nell'aria della quale sto cercando di avere una conferma. Non è una bella notizia e può toccare il nostro Museo, oltre a quelli della Val d'Arbia, riguardando la situazione economico-finanziaria della Cooperativa che sta gestendo l'appalto di tutti questi musei: da alcune voci sembra che sia in situazione drammatica, praticamente ad un passo da recedere dal contratto. Questo comporterebbe inevitabilmente la chiusura per qualche periodo del nostro e degli altri musei, fortunatamente è inverno, in attesa che si trovino soluzioni adeguate. Personalmente penso, anche se può sembrare cinico, che la cosa, vista da un altro aspetto, possa essere od almeno diventare una buona notizia. Nel senso che sia foriera di un ripensamento dell'impostazione della gestione del nostro Museo. Quella attuale, come lo è diventata con i faraonici bandi della Fondazione dei Musei Senesi, forse risponde a standard burocratici europei ma allontana sempre più il "luogo" dal suo Museo. Per dare qualche esempio: possono partecipare solo "imprese" con fatturati annui superiori a € 500.000 e con attività rivolte alle pubbliche amministrazioni di almeno € 400.000 all'anno: questo significa tagliare fuori il "luogo". E non ha messo al riparo da disavventure! Per svolgere l'attività sul campo le persone che devono eseguire il lavoro devono presentare, giustamente, qualificazioni molto elevate (laurea, lingua inglese e possibilmente una seconda lingua, meglio se con esperienza), salvo poi consentire paghe da 6/7 euro all'ora lorde. Noi abbiamo avuto la fortuna di avere avuto ragazze splendide che hanno dato anima e corpo per rianimare (senza avere a disposizione un euro) il nostro Museo. Così come, per quanto ho potuto conoscere, anche nei musei vicini. L'hanno fatto anche quando per mesi non percepivano il loro misero salario. Bello, encomiabile da parte loro. Ma quale idea quale esempio viene dato a queste ragazze e ragazzi? Noi, istituzioni, siamo a posto: abbiamo fatto il grande bando europeo, con tutti i cavilli e postille necessarie per evitare che qualche Corte o Tar abbia qualcosa da ridire. Noi siamo a posto. Forse questa disavventura potrà generare,come dicevo, un ripensamento di come impostare la gestione del nostro Museo, che ha bisogno di un grande rilancio. Consapevole che sono momenti difficili sotto il profilo economico, occorre però considerare che certi tipi di costi sono investimenti per il futuro e per lo sviluppo del "luogo" e che essendo stato il nostro Museo il motore della crescita di Murlo, può certamente ridiventarlo. Magari coinvolgendo ancora, almeno in parte, "il luogo" che può portare flessibilità, partecipazione, competenza in particolare sulla conoscenza del territorio.
Camillo Zangrandi