PREMIO "SULLE COLLINE DELLA POESIA" 2015
La seconda edizione del "Premio Sulle colline della Poesia" ha visto partecipare quest'anno non solo i residenti nel Comune di Murlo ma anche i soci dell'Associazione Culturale non residenti.
Le poesie pervenute sono state in totale 5, di cui una fuori concorso per mancanza dei requisiti per la partecipazione, ma che ci fa piacere pubblicare ugualmente insieme a tutte le poesie pervenute.
Per l'assegnazione del Premio 2015 la giuria è stata indecisa fino all'ultimo momento su due poesie che, seppur di diverso contenuto e impostazione, sono risultate entrambe efficaci nel racconto dei sentimenti e delle situazioni che vogliono trasmettere. Alla fine, la giuria ha quindi convenuto di assegnare un pari merito. Qui accanto pubblichiamo le due poesia vincitrici e di seguito è riportato il giudizio della giuria.
POESIE VINCITRICI A PARI MERITO
Palio di Ambra Losi
Poesia ricca di forza evocativa e caratterizzata da una significativa unità di stile.
La poesia racconta con efficacia un evento ben noto come il Palio di Siena. Brevi versi descrivono i momenti della corsa e ne ricreano l'atmosfera: quasi si sentono i rumori degli animali e degli uomini, si percepiscono la tensione e l'attesa. Versi molto pittorici, un affresco fatto di colori e suoni.
Palio
E d'estate la piazza si accende
Storia e vita di un piccolo mondo
Fazzoletti agitati nel sole
Rumore dolce di zoccoli sul tufo
Speranza e amore
In un unico abbraccio
Attesa, desiderio ed angoscia
Ritmo e voglia che battono forte
Solo un cuore di tanti colori
Un lampo dentro occhi scuri.
La partenza esplode improvvisa
Siena urla ai suoi barberi in corsa
Forza e rabbia di secoli interi
La follia in tre minuti soltanto
Che si svela al mondo stupito.
Un groviglio di voglia e terrore
Poi il traguardo e la gioia, ed il pianto
e la piazza che stringe il vincente,
nove popoli tristi, e uno solo
che urla al cielo di estasi pura.
ambra losi
Ordure di Patrizia Fortunato
Procedendo per contrasti, la poesia scorre tra quello che c'era e quello che c'è. Tra la natura, bella, che ancora cerca di difendersi dalla realtà, troppo spesso brutta... Si vede e si sente quello che avevamo e potevamo avere ancora perché "le giovani erbe" e "il bosco in succhio" c'è ancora, ma la plastica sta vincendo. La natura lotta per sopravvivere insieme alla storia, sembra una battaglia persa. La domanda finale che si pone l'autrice, è forse un po' retorica, ma lascia forse intravedere una speranza, con un richiamo a tutti noi a riflettere da dove veniamo e chi eravamo.
Ordure
Pattume fluorescente, dorato
trasparenze colorate in pvc
abbandonate nel letto dei prati
fra le bordure di giovani erbe
entro boschi in succhio e fertili fungaie.
Inutili resti della sozzura umana
nel fugace passaggio di una
domenica di festa. Dell'anima cruda
monnezza, rifiuti del corpo abbandonati
alla mercé del vento, dell'impietoso
tempo che queste etrusche memorie
a noi lasciate in dono, ebbe pur care.
Con quale coraggio, io chiedo
con quale coraggio
tu, che pure discendi dal paradiso originale
osi sfregiare il purissimo disegno
di questa innocente natura?
patrizia fortunato
LE ALTRE POESIE PARTECIPANTI
Viaggiando intorno casa
Girando dentro al bosco
un dì vidi un folletto;
ma quello lo conosco
mi dissi circospetto
e mi nascosi alla sua vista.
Girava in qua e in la,
come cercando qualche pista,
borbottando bla bla bla
e dicendo cose strane:
e questo è il leccio scritto,
questo è il fosso delle rane,
se ora piglio a dritto
c'è la fonte delle fate,
poi vado al Serpentaio,
attraverso indi l'Ornate,
risalgo a Monte Orsaio,
vo alla Pieve di San Giusto
e poi le sugherete;
se poi ci piglio gusto
vo anche alle Verzure
e poi a Poggio Matto
a cercar le pietre dure.
Io stavo quatto quatto
a sentirlo, un po' stordito
ed anche un po' incantato.
Lui d'un tratto punta un dito
e grida: si, Poggio Pelato,
Poggio Giorgio e Vallerano,
il Casalino e le fornaci;
li prenderò tutti per mano
per portarli, uh quanto mi piaci,
per il Fosso della Chiesa
fin giù all'Acquabona.
Ahi, una storta mi son presa
per sta' buca, ma va in mona.
Mi pareva d'esser Eolo,
svolazzante per la valle;
invece anche il malleolo
mi son rotto, oltre le ...palle!
georgeus
Habemus... P.
Finalmente l'agognato
sor Prevosto l'è arrivato;
azzimato, ben distinto,
sembra un fiore : l'è ...Giacinto!
In presenza del Vicario,
che governa il circondario,
e a uno stuolo di colleghi
(e davvero non ti spieghi
perché mai non l'abbia avuti
il Don Mauro questi aiuti),
s'è insediato in magna pompa
e, sperando che non rompa
più di tanto i zebedei
gli s'è fatta, figli miei,
veramente un'accoglienza
da far poi la penitenza:
non perché si sia peccato
ma per quel che s'è magnato,
perché al solito la storia
l'è finita tutta in ...gloria!
Bando ora a' frizzi e a' lazzi,
non è tempo di sollazzi:
ma che ognun si dia da fare
per vedere d'aiutare,
come fosse un suo fratello,
il buon Parroco novello.
E facciamo la promessa
di capire che la Messa
non è un obbligo esteriore
ma un incontro col Signore,
che si vive intimamente
con il cuore e con la mente.
Dimostriamoci cristiani,
non laviamoci le mani,
ma in concordia ed umiltà
operiam con carità
e con fede e con costanza
coltiviamo la speranza
per un mondo un po' migliore.
Tanti auguri al buon Pastore
di sta' gregge un po' sbandata:
che con lui sia ritrovata
per l'ovil la retta via,
pace, bene e ...così sia!
georgeus
POESIE FUORI CONCORSO
Sovrano del modesto rilievo
Un'immagine di radici ribaltate al sole,
beffarda camicia di luce
sulla quercia antica, dal campo rimossa
dove un tempo si sostava,
oggi ingombro rugoso
alle nuove industrie.
Sovrano del modesto rilievo
trattieni lo sguardo
sulla pianura felice,
punteggiata qua e là di tetti.
E sotto ai tetti si scivola anzitempo
sui divani serali,
mentre nei tinelli marroni
turpi nidiate consolidano gli arti
nessuno s'intende di querce,
le antiche sagge parole
disciolte al sole,
come brina d'ottobre.
fausto fabbrizzi