MurloCultura 2016 - Nr. 5

Riflessioni d'autunno

di Luciano Scali

EDITORIALE

C'era una nebbia bassa stamattina quando, affacciatomi alla finestra ho gettato un'occhiata alla sottostante vallata del Crevole. Era salita dal villaggio della Miniera seguendo il corso del torrente colmando la depressione creata dal digradare delle colline circostanti. Sembrava che il mare antico fosse ritornato in quei luoghi ove è difficile immaginare vi fosse stato davvero e ricreando così un paesaggio virtuale dall'indubbio fascino col pregio di suscitare i più straordinari stupori. Il mare fino a Casabaccini, con Vignali, il Casalino e le Civitate che apparivano adesso come tante isole a formare, insieme alle alture circostanti, un arcipelago magico grazie ad un fenomeno tutt'altro che insolito in queste stagioni. Eppure, riflettendoci su, in un passato piuttosto remoto la realtà non doveva discostarsi molto da quanto stavo osservando e ciò che durante i sopralluoghi nel circondario mi era rimasto impresso, acquistava oggi un significato nuovo sul quale dovere attentamente riflettere.
Una terra apparentemente immota ma in costante lento movimento che si svela in forma parossistica all'improvviso quasi volesse scrollarsi di dosso quanto gli umani continuano a edificare sulla sua pelle. Così da sempre, dalle origini del tempo. Una crosta galleggiante sul magma primordiale, sempre in continuo spostamento assecondando il moto al suo interno, dando luogo a mutamenti di aspetto e forma, creando paesaggi nuovi e seppellendo tracce di antiche civiltà. Riflessioni inevitabili percorrendo ad occhi aperti e voglia di conoscenza ogni angolo recondito del nostro territorio assieme al desiderio di dare una risposta ai numerosi interrogativi che di continuo si affacciano alla mente. Una realtà che è possibile scoprire ad ogni piè sospinto e dove, al pari di un immenso museo a cielo aperto, è possibile rilevare la successione dei mutamenti avvenuti all'interno del luogo ove viviamo. Un posto speciale rimasto pressoché immutato nei secoli dove si può riconoscere, condensato nella roccia diasprigna di appena trenta centimetri di spessore, il tempo occorrente per raccontare la storia completa dell'intera umanità.

 Nebbia nella valle del Crevole - foto di Luciano Scali

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