MurloCultura 2016 - Nr. 5

Come tramandare la memoria?

di Filippo Lambardi

ANNIVERSARI

Note a margine dell'ultima commemorazione dell'eccidio di Rigosecco

 

Lunedì 16 gennaio scorso, come ogni anno, è stata ricordata la vicenda dello scontro armato a Rigosecco che portò alla morte dei partigiani Luigi Marsili e Luciano Panti. L’Amministrazione comunale di Montalcino ha sempre tenuto molto a quest’iniziativa, giustamente, e di anno in anno sono state tante le scolaresche (caso raro in ricorrenze analoghe) che hanno partecipato.
Al netto degli interventi istituzionali la particolarità di questa triste ricorrenza era, da sempre, la testimonianza di Marcello Masini, “Catullo”, partigiano certaldese che in quel brutto giorno del 1944 era sul Monte Quoio, nella stessa brigata dei due ragazzi che sarebbero morti. Il suo intervento appassionato, semplice, vivo, riportava con la mente a quei momenti e al termine della cerimonia i ragazzi delle scuole si stringevano intorno al Masini come in un abbraccio, curiosi e pieni di domande. Masini, storico sindaco di Certaldo, dirigente politico e sindacale, è purtroppo venuto a mancare l’autunno scorso.

 

Luciano Panti “Luciano” e Luigi Marsili “Prudore”. Immagini da: Rigosecco 1944. Un episodio di lotta partigiana, di C. Biscarini e G. Civitelli

Luciano Panti "Luciano" (a sinistra) e Luigi Marsili "Prudore". Immagini tratte da Rigosecco 1944. Un episodio di lotta partigiana, di C. Biscarini e G. Civitelli (vedi note per la bibliografia completa).


Su Rigosecco è stato scritto molto [1], abbiamo un resoconto pressoché totale della vicenda e ci interessa particolarmente perché, sebbene accadde in territorio ilcinese (di fatto a un tiro di schioppo dalla Befa), molti dei suoi aspetti furono legati al nostro territorio.
Merita qui ripercorrere, in maniera certamente non esaustiva, quei momenti.
I giovani della Lavagnini [2] che si scontrarono coi militi fascisti a Rigosecco erano partiti dal Monte Quoio la mattina del 13 gennaio 1944. Si trattava di due piccole squadre, guidate da Angelo Ceccherini, “Ribelle”, e Otello Giunti, “Pardella”. Il loro compito era quello di allargare il presidio della Lavagnini dal comune di Monticiano fino a quelli di Montalcino e Murlo, individuando luoghi isolati e difendibili dove far crescere nuovi distaccamenti della brigata. Non sapevano che due spie avevano segnalato il loro passaggio da Iesa e all’alba del 14 i due gruppi si divisero: Ceccherini si diresse coi suoi compagni verso la Befa, Giunti optò per la zona delle Potatine. Intanto la Guardia nazionale repubblicana era già sulle tracce delle due squadre e stava perlustrando la zona fra San Lorenzo a Merse e Petriolo. Qui si imbatterono nel gruppo di Giunti e si ebbe un breve scontro a fuoco dove, in inferiorità numerica, i partigiani riuscirono a salvarsi grazie a Aurelio Pozzi, “Titti”, ritirandosi alla base sul Monte Quoio. Il gruppo di Ceccherini, camminando verso la Befa, non seppe nulla di quanto successo. Sulla strada delle Lungagnole Ceccherini parlò con un paio di ragazzi, manovali a Pian delle Vigne, e il distaccamento passò la notte del 14 al podere Beccarello [3]. Quella stessa notte, nella bottega della Befa, uno dei ragazzi che aveva parlato col Ceccherini, raccontò dell’incontro coi partigiani e fu sentito dal casellante della stazione della Befa, Lorenzo Nuti [4]. Il Nuti, finito di giocare a carte, salì in bicicletta e corse a Vescovado per segnalare la presenza dei partigiani ai carabinieri. All’alba del 15 gennaio erano già partiti tre camion di militi, guidati dal capitano Bartolucci. Nel mentre, i partigiani di Ceccherini, dal Beccarello, erano scesi sulla ferrovia e al ponte di Mattioni furono visti dal casellante di Camporomboli che dopo poco riferì dell’incontro al Nuti, alla stazione della Befa. Quest’ultimo subito telefonò a Siena per dare informazioni precise sui movimenti dei partigiani. Uno dei camion dei fascisti raggiunse Buonconvento, un altro la Befa (passando da Vescovado e dalle Miniere) e l’ultimo, superato Bibbiano, arrivò a Rigosecco. Fatalmente, nella nebbia, i ragazzi di Ceccherini si “incrociarono” coi militi. Verso le otto e trenta si ebbe lo scontro a fuoco. Luigi Marsili fu colpito alla tempia e morì subito. Ceccherini urlò più volte per chiedere la resa dato che la disparità di uomini e armamento era palese. Dopo mezz’ora lo scontro cessò. In terra si trovavano Marsili, morto, e Panti agonizzante per i molti colpi d’arma da fuoco subiti, uno dei quali alla testa. Altri tre partigiani avevano riportato ferite leggere. Quattro (di cui due inglesi) riuscirono a fuggire e a rientrare in formazione. Perquisiti e derubati, i partigiani furono fatti salire sul camion e ostentati come trofei per quasi tutto il giorno. Prima a Castiglion dei Boschi, dove nel pomeriggio (dopo ore di agonia) il Panti morì, e poi a Buonconvento. I camion rientrarono a Siena solo in serata. Ceccherini e altri due partigiani fecero cinque mesi di prigione e dopo varie vicissitudini tornarono alla macchia coi partigiani.
Come abbiamo visto la vicenda vide il nostro comune coinvolto ma ancora più coinvolto lo fu poche settimane dopo i fatti di Rigosecco.
La Lavagnini, guidata da Fortunato Avanzati, “Viro”, in febbraio si era spostata al Belagaio ed era stato possibile capire chi fossero state le spie della vicenda che portò alla morte di Marsili e Panti. Fu deciso di uccidere i delatori e un piccolo gruppo di partigiani, guidato da Fortunato Avanzati, “Viro”, la sera del 16 febbraio, raggiunse la bottega della Befa e uccise il casellante Nuti.
L’epilogo dello scontro di Rigosecco è rimasto vivo nella memoria locale, in particolar modo fra la gente della Befa ma anche a Murlo e Buonconvento [5].
Rigosecco fu il primo episodio di lotta partigiana in provincia di Siena. Ad esso seguirono eventi ben più tragici, in un 1944 pieno di episodi ben studiati e documentati dalla storiografia locale. Oggi, nelle iniziative di ricordo che vengono realizzate in tutta la provincia, iniziano a mancare (per ovvie ragioni anagrafiche) i testimoni diretti di quei tempi. Sostituirli nel rievocare quel periodo è compito arduo e spesso improbabile [6]. La domanda da porsi è come riformulare queste ricorrenze, in modo da non “cristallizzarle” in vuoti momenti di mera celebrazione ma in momenti di condivisione con le generazioni più giovani. Un compito non facile ma che le istituzioni e gli antifascisti tutti devono affrontare.

 

I luoghi dell'eccidio di Rigosecco. Immagine tratta da: 1944. Un episodio di lotta partigiana, di C. Biscarini e G. Civitelli.

I luoghi della vicenda: il percorso fatto dai partigiani da Monte Quoio a Rigosecco.
Immagine tratta da Rigosecco 1944. Un episodio di lotta partigiana, di C. Biscarini e G. Civitelli (vedi note per la bibliografia completa).

 

Note

[1] Per un inquadramento generale è utile rifarsi a T. Gasparri, La Resistenza in provincia di Siena, Olschki, Firenze 1976. Su Rigosecco, di veloce lettura e con interessanti stralci documentari, C. Biscarini, G. Civitelli. Rigosecco 1944. Un episodio di lotta partigiana. Nuova immagine, Siena 2005.

[2] La brigata Garibaldi più nota della nostra provincia. Ne fecero parte pure i partigiani murlesi Benocci, Foderi, Giannelli e Mantengoli, di cui tanto si è scritto pure su Murlo Cultura.

[3] Non si conosce con precisione il luogo dove effettivamente i dieci ragazzi passarono la notte del 14. Il murlese Perise Razzolini rammenta di aver visto “i ragazzi che morirono a Rigosecco” anche nel suo podere, la Pieve.

[4] Il Nuti, buonconventino del 1903, era stato squadrista dall’inizio e partecipò alla Marcia su Roma.

[5] Nel piccolo assembramento di partigiani che si trovava alla Befa per l’esecuzione del Nuti c’era pure un sudafricano, un ragazzo di colore col nome di battaglia “Andrej”. In diversi pensarono che si fosse pitturato il viso per non essere riconosciuto. Pure Bruno Marchetti (per tutti Brunello), che all’epoca era bambino, rammentava quell’episodio.

[6] Va detto che gli “oratori ufficiali”, in assenza di testimoni diretti, si sono sempre dimostrati molto preparati sia dal punto di vista storico che espositivo. Quest’anno, a Rigosecco, è intervenuto il giovane presidente dell’ANPI di Certaldo, Yuri Furiesi.

 

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