L’avventura etrusca di Murlo
NOVITA' DAL MUSEO
Lo scorso 16 dicembre 2017 è stato presentato al Museo di Murlo un nuovo libro che raccoglie risultati e memorie di 50 anni di scavi archeologici a Poggio Civitate. La prima parte del libro è scritta da Annalisa Coppolaro Nowell, giornalista murlese che ripercorre questo mezzo secolo attraverso i ricordi di archeologi, operai, restauratori, sindaci, direttori del Museo. La seconda parte, scritta da Anthony Tuck, attuale direttore degli scavi, presenta invece i risultati delle campagne di scavo. Il tutto accompagnato dagli scatti fotografici di Göran Söderberg, architetto e fotografo ufficiale degli scavi. Di seguito, un commento di Luciano Scali.
L'uscita di questa recente pubblicazione ha segnato un nuovo punto in favore dell'informazione in genere e di quella etrusca in particolare. Il mondo è cambiato dai miei tempi, figuriamoci da quelli etruschi più lontani almeno di trenta volte! Alla gente piace da matti aver notizie di cose lontane poiché assieme ad esse le si presenta l'occasione di mettere in piena libertà la propria fantasia che prende spunto da dettagli criptici per adattarli magari a eventi mai accaduti ma che nel proprio intimo avrebbe desiderato che fossero successi davvero. L'immaginazione travalica facilmente la barriera del tempo e dello spazio, ed a pensarci bene è forse questo il senso della libertà vera, quella desiderata e che materialmente è impossibile avere. Chi di tutti noi non ha sognato il Poggio nella sua veste originale e chi non ha immaginato nell'atmosfera euforica delle scoperte succedutesi nel tempo, una storia etrusca propria, vissuta in prima persona ma solo all'interno della propria mente? Anche durante i mitici seminari di Edilberto Formigli negli anni novanta si stabilì su Murlo e l'intero circondario un clima di cultura e d'interesse mai conosciuti prima e seppure vi fu unanime consenso su quanto stava avvenendo, ben pochi si chiesero quale fosse la vera spinta che lo consentiva. Si trattava di poche persone illuminate che non si accontentavano della scoperta fine a se stessa e del rumore o consenso che poteva suscitare, ma la consideravano come un gradino di una lunga scala che passo dopo passo avrebbe finalmente condotto alla conoscenza, quella vera, non quella di convenienza. Che le scoperte avvenute studiando i reperti trovati nell'hagger o sparsi un po' dovunque, avessero suscitato sentimenti diversi ed interessi in più campi, è la storia che lo afferma non il sottoscritto. Molte attività del territorio e non, si scoprirono d'improvviso etrusche pubblicizzando magari prodotti che a quei tempi nessuno immaginava; questo non fu certamente un male ma senza meno la cartina di tornasole che indicava quale fosse l'attenzione e l'interesse della gente. Chi non ricorda il banchetto etrusco, la settimana etrusca, e tante altre cose ancora, ed attraverso ognuna di esse la realtà vera si sfilacciava, risucchiata senza accorgersene nell'immaginario, in un mondo etrusco "tra virgolette" ricreato per gli etruschi di oggi magari inconsapevoli della loro vera epopea. Ecco!
Dopo questo Cappellone creato tanto per restare in tema, veniamo al libro e ai suoi protagonisti. Non dico quelli veri, ormai in polvere da secoli, ma piuttosto Bianchi Bandinelli che, simile al mitico aruspice, dette l'avvio ad un'avventura esaltante che dopo oltre mezzo secolo di continue scoperte non accenna ad aver fine. Ecco allora che occorrerebbe far parlare chi non c'è più, oppure chi c'era e dette una mano a scoprire quello che abitualmente vediamo esposto nel nostro Museo, ma al quale magari, la memoria comincia a fare difetto e in qualche momento si lascia sfuggire una notizia che è forse più parto della sua fantasia che scaturita da un reperto nascosto sotto un sasso. Quindi: quanto riportato dalla "cassetta magica" di Göran Söderberg che assieme alle immagini ha ricreato l'atmosfera straordinaria di quel tempo, vale più di cento discorsi e nei protagonisti superstiti di allora agiscono come altrettante parole chiave capaci di riaprire le numerose porte della memoria dietro alle quali sono stivati i più reconditi ricordi. Scavi antichi e scavi moderni dai direttori che si sono succeduti e che simili ai mitici esploratori abituati a muoversi tra le pieghe del tempo riescono a recuperare quelle notizie essenziali che nemmeno il tempo stesso cancella e che una giornalista curiosa all'improvviso riscopre, per la delizia dei propri lettori. Così ragionando appare oltremodo azzeccato anche il titolo apposto alla pubblicazione: "L'Avventura Etrusca di Murlo" che, sulla scorta delle recenti scoperte si appresta a trasformarsi in una never ending story!