Le galle da tannino
FRUGANDO NEL PASSATO
Quando ero ragazzo trascorrevo la maggior parte del mio tempo libero in strada o a giro per la campagna, che a quel tempo arrivava fino alle porte della città. Non esisteva, come adesso una periferia vera e propria, ma una lunga fila di case ai lati delle strade fuori porta fino a quello che era chiamato: il limite del Suburbio. C'erano addirittura delle targhe di marmo ad indicarlo ed una di queste si vede ancora murata nella casa in fondo alla scesina di Betlemme, o Bellemme per i senesi, dopo la chiesa di Valli. Giorni or sono nel frugare in una cassa di vecchie cose, ho ritrovata una pipa con cannuccia fabbricata quand'ero ragazzo usando una di quelle galle che si trovano sulle querce e da noi ricercate proprio per farne tale uso. Un tuffo nel passato e la voglia di rispolverare nozioni ormai scomparse da decenni. Ho recuperato il trattato del Villavecchia per ricercare, alla voce "Galle" le caratteristiche e l'uso di questo singolare prodotto.
GALLE, Noci di Galla. Si da questo nome alle escrescenze patologiche di varia forma e grandezza che si formano in alcune parti di piante in seguito alla puntura che certi insetti (Cinipidi ed altri) vi fanno allo scopo di depositare le loro uova. Esse sono formate da un tessuto più o meno spesso, di apparenza, spugnosa o cornea e ricco di tannino. Infatti contengono dell'Acido gallo-tannico e in quantità più o meno notevoli di Acido gallico; ad essi devono le loro proprietà astringenti e la loro importanza come materia conciante e come materia prima per l'estrazione del tannino e dell'acido gallico. Il loro valore commerciale dipende perciò dal contenuto di tannino che può variare dal 10 al 70% a seconda della qualità. Le galle si usano per estrarre il tannino o l'acido gallico e, direttamente o sotto forma di Estratto come materia conciante oppure tintoria.
Oggi il suo impiego è caduto in disuso soppiantato da prodotti chimici di sintesi che permettono di abbreviare drasticamente quei tempi che la concia con ingredienti naturali richiedeva. Ecco: dopo questa breve ricerca condotta sul filo della memoria seguendo quanto il Villavecchia racconta in merito, e di cui mi sono limitato a riportare l'essenziale, mi vien da riflettere su come eravamo e di quanto siamo riusciti a dimenticare nell'illusione di stare crescendo.
Per la maggior parte di chi noterà quelle escrescenze sulle querce le considererà come curiosità naturali non immaginando lontanamente che in passato potessero costituire una risorsa ed un interessante prodotto di esportazione.