MurloCultura 2018 - Nr. 3-4

Colori d'autunno

di Luciano Scali

EDITORIALE

L'ottobre si veste dei colori dell'autunno ed anche di quel clima di attesa che in ogni stagione, comprese quelle della vita, preannunciano con il loro aspetto grandi cambiamenti e trepide attese. Sembra quasi che la natura cerchi un modo gentile per preparare ogni creatura ai disagi che l'inverno crea esortando a premunirsi contro quei possibili malanni che inevitabilmente si porta appresso. Camminando veloce lungo sentieri appena marcati sulle pendici delle Civitate, sto riflettendo proprio sull'argomento mentre attorno si accentuano i segni del cambiamento di stagione. Laddove il sentiero s'inoltra nella macchia le foglie caduche di ogni forma, dimensione e colore, si accumulano dando luogo a tappeti dalle tinte sgargianti che scoloriranno tra breve trasformandosi in humus e andando così a fertilizzare la terra per generare a sua volta altre forme di vita. Come cambiano le cose nel breve lasso di tempo che marca la fine dell'estate conferendo alla natura un aspetto più serio che invita a riflettere e meditare. E' una sensazione palpabile che si percepisce nel percorrere queste tracce appena marcate sopra un territorio antico la cui storia si perde nella notte dei tempi. Percorrendo di frequente i soliti luoghi si arriva a penetrare nella loro essenza e ad interrogarsi su dettagli che mutano fino a creare situazioni incomprensibili come quella che induce a chiedersi il motivo per il quale una miriade di piccole chiocciole si scelga un filo d'erba sul quale arrampicarsi tali da apparire simili a minuscole bacchette di San Giuseppe con la coccola di cipresso in cima. E le farfalline multicolori intente a godersi l'ultimo sole che d'improvviso si animano girandomi più volte attorno quasi volessero salutarmi o farmi festa oppure... per curiosità.
Tutto così strano nel percorrere lo stretto sentiero tra le siepi e strappare con la faccia i sottili fili che il ragno lancia da un lato all'altro del sentiero con la speranza di catturare qualche sempre più raro insetto. Dopo il mio passaggio saranno molti di loro a recriminare, non solo per l'opera distrutta ma piuttosto per essersi lasciati sfuggire una preda della mia stazza.
Laggiù, più in basso, ormai dall'aspetto quotidiano che lo vuole avvolto dalla bruma, il villaggio della Miniera appare come un'entità irreale seminascosto tra il verde cupo della vegetazione. Sembra quasi sonnecchiare in attesa di un improbabile risveglio che, una volta ancora sancirebbe la rinascita di un sogno lasciato per troppo tempo in letargo ma capace di risorgere come la mitica Araba Fenice per ridonare all'ambiente quel ruolo essenziale che gli fu proprio.
Non so, ma il passeggiare d'autunno in luoghi solitari e d'intensa spiritualità, può trascinare in un luogo dove realtà e fantasia possono fondersi dando origine ad un mondo che forse nel nostro intimo desidereremmo che potesse esistere davvero.

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