Fiumi e pericolosi luoghi comuni
ATTUALITA'
Negli scorsi mesi alcuni esponenti politici hanno fatto a gara nel fornire soluzioni agli eventi alluvionali che si sono susseguiti nel nostro Paese. Dal presidente della Regione Toscana Enrico Rossi, che vuole radere al suolo la “boscaglia selvaggia” che cresce lungo i nostri corsi d’acqua, fino al Ministro Salvini che invece, presentando anche una nuova proposta di legge in proposito [1], vorrebbe ricominciare anche a dragarli. A queste affermazioni semplicistiche, che dimostrano scarsissima conoscenza del problema, ha risposto il CIRF (Centro Italiano di Riqualificazione Fluviale), composto da esperti del settore (geomorfologi, ingegneri ambientali e idraulici, ecc.). Riteniamo utile, visto che il problema delle alluvioni tocca anche il nostro territorio, riportare integralmente il testo del comunicato stampa che il CIRF ha inviato il 5 novembre scorso ai giornali, in risposta a queste prese di posizione puramente politiche, e che è stato poi seguito da un appello al Ministro dell’Ambiente [2].
I pericolosi luoghi comuni del Ministro Salvini e del Presidente del Consiglio Conte sulla gestione dei fiumi
Dragare i fiumi e rimuovere gli alberi dagli alvei, ecco la ricetta del Ministro Salvini contro le alluvioni. Il Presidente del Consiglio Conte apparentemente approva, perché “la tutela delle vite umane viene prima dei vincoli ambientali”. Peccato che lo si sia fatto per decenni e spesso lo si continui a fare, causando non solo ingenti danni all’ambiente, ma spesso anche un aumento del rischio per le popolazioni. Canalizzare i fiumi non è la soluzione, ma parte del problema, soprattutto se nel frattempo non si arresta il consumo di suolo e si continua, drammaticamente, a condonare o a non perseguire gli abusi edilizi. Siamo molto preoccupati per questi approcci semplicistici, che rischiano di riportarci indietro di decenni – dichiara Andrea Goltara, direttore del CIRF – numerosi studi mostrano come l’eccesso di escavazioni diffuse in alveo abbia fatto “sprofondare” anche di molti metri un gran numero di corsi d’acqua del nostro Paese, creando dissesto, invece che ridurlo, con effetti negativi spesso difficilmente reversibili. E anche la presenza di vegetazione in alveo, se in alcuni tratti può essere fonte di rischio, in molti altri può invece ridurlo, rallentando il deflusso delle acque o intrappolando il legname proveniente dai versanti, prima che giunga contro le pile dei ponti. La gestione più adatta dipende dal contesto, non ci sono soluzioni valide ovunque. I fiumi e il territorio non si possono governare per slogan, ma solo sulla base di adeguate conoscenze e comprensione dei processi in gioco. Il CIRF, che riunisce tecnici di tutta Italia che si occupano di fiumi in modo integrato, invita il Ministro dell’Ambiente Sergio Costa a riportare la discussione su un corretto piano tecnico-scientifico e a garantire la piena attuazione della normativa nazionale sulla pianificazione e gestione dei corsi d’acqua. Una normativa che, sulla base delle direttive europee, fornisce gli strumenti adeguati sia per la gestione del rischio di alluvioni, che per la tutela delle acque e che chiarisce come ridurre l’artificializzazione dei corsi d’acqua sia spesso la migliore soluzione per garantire più sicurezza. Ma che è ancora troppo spesso, nella pratica, disattesa. Proprio alla fine di ottobre il CIRF ha organizzato il IV Convegno Italiano sulla Riqualificazione Fluviale, quest’anno incentrato sul tema “Tra cambiamento climatico e consumo di suolo: la riqualificazione fluviale per un nuovo equilibrio del territorio” [3], dove si sono discusse numerose esperienze concrete italiane ed europee ed è stato assegnato il primo premio nazionale per il migliore intervento di riqualificazione fluviale [4]. A due amministrazioni, proprio in Veneto e in Trentino Alto Adige, che, in contesti diversi e con interventi ambiziosi e di lungo periodo, hanno saputo ben coniugare riqualificazione ambientale e riduzione del rischio di alluvioni. Riducendo l’alterazione dei corsi d’acqua e con l’aiuto della vegetazione. Eventi come quelli degli ultimi giorni, eccezionali, ma che diventeranno con ogni probabilità sempre più frequenti, dovrebbero essere l’occasione per ripensare il nostro modo di gestire il territorio e, dove possibile, ritornare sui nostri passi, promuovendo la delocalizzazione di beni esposti, arretrando le opere di difesa e restituendo più spazio ai fiumi, non certo in nome di un “ambientalismo da salotto”, ma proprio per ridurre il rischio per la popolazione. Ricostruire tutto come prima in somma urgenza e riproporre ricette fallimentari sono il modo migliore per spianare la strada ai disastri di domani.
Fonti citate
[1] Proposta di Legge n. 260 “Disposizioni per la manutenzione degli alvei dei fiumi e dei torrenti”
[3] Atti del IV Convegno italiano sulla riqualificazione fluviale
[4] Premio Riqualificazione Fluviale 2018