Una mostra collettiva di pittura per l’apertura di Blu Etrusco 2019
EVENTI
L'idea di aprire un evento ludico-culturale di successo con una mostra di pittura a tema, è forse uno dei mezzi più efficaci per attrarre quell'attenzione che la ricorrenza merita. Il riproporlo poi durante il periodo estivo quando la frequentazione del Museo tocca il suo apice, contribuisce a sottolinearne l'importanza. L'averla affidata ad un gruppo di Amiche Artiste, così come amano definirsi, è stata una scelta felice poiché oltre all'entusiasmo manifestato nell'allestire la mostra, hanno creato un'atmosfera particolare facendo riscoprire il piacere di fare qualcosa insieme, senza entrare in quel clima di competizione che di solito si avverte in occasione di esposizioni collettive.
Il trovarsi con Ofelio Fanti in mezzo a questo gruppo di ragazze ben affiatate, per nulla intimorite fra i reperti di ventisette secoli fa', è servito a riportare la mia mente ad esperienze giovanili quando l'incontrarsi per dare vita a manifestazioni del genere rinverdiva speranze di notorietà e successo che sembravano a portata di mano. Poi il sogno che pian piano si scoloriva e le realtà così vicine da potersi quasi toccare apparivano al risveglio sempre più distanti. Ma la momentanea delusione aveva breve durata in vista di un nuovo incontro: una personale, una collettiva oppure una stimolante ex- tempore. Ognuna di queste rappresentava l'occasione di nuovi incontri con personaggi particolari alla ricerca della giusta strada sempre più difficile da percorrere e per questo sempre più desiderata.
Solo per alcuni, più culturalmente preparati o più intraprendenti si aprivano le porte della notorietà e del successo e se fra quelli rimasti indietro prendeva campo l'invidia o la frustrazione, per i più riflessivi rappresentava invece l'occasione di trarre giovamento dall'aver conosciuti tanti altri personaggi più dotati con i quali condividere idee ed anche i mai sopiti sogni di gloria. Esperienze vissute di persona assieme ad un gruppo d'irriducibili in buona parte ridimensionato dal tempo ma impossibili da dimenticare.
L'arte, quella vera, nasce dal profondo quale espressione dei sentimenti che si manifestano allorché l'animo è commosso e le parole non bastano per descrivere quanto esso prova. Riuscire a catturare l'essenza di questi attimi per tradurla da impulso a cosa concreta, a ben pochi è concesso di poterlo fare, seppure si abbia la certezza che ognuno di noi ne percepisca almeno la presenza.
A tale proposito si rivela illuminante la frase che Edmond Rostand mette in bocca a Cyrano de Bergerac allorché, rivolgendosi a Cristiano in occasione del famoso monologo al buio diretto a Rossana, fa capire in sostanza a quest'ultimo che malgrado i favori della ragazza fossero per chi aveva nella mente e nel cuore e non per lui che materialmente si dichiarava, di ritenersi in qualche modo appagato per la sua capacità di "riuscire ad esprimere quanto anche l'altro forse sentiva".
Un esempio un po' masochista e complicato ma calzante, poiché nessuno ne resta immune, visto che capiterà almeno una volta nella vita di provare una forte emozione senza riuscire a poterla esprimere per intero. C'è chi la chiama addirittura "soffio divino" ma direi piuttosto quel desiderio di manifestare un qualcosa che proviene dal profondo e che attraverso il colore, la forma o il suono possa tradursi in messaggio capace a sua volta di trasmettere almeno una parte della commozione che si prova nell'accingersi a fissarla sulla carta o sulla tela.