MurloCultura 2020 - Nr. 1

I materiali del Museo Etrusco di Murlo in mostra a Bologna

di Elisa Ghinassi

Etruschi. Viaggio nelle terre dei Rasna

Mostra "Etruschi. Viaggio nella Tterra dei Rasna" - Bologna

Naufragata ogni possibilità, per il momento, di visitare la mostra a Bologna a causa delle restrizioni per il Covid19, non abbiamo voluto comunque dimenticare questo importante appuntamento, facendoci raccontare dalla nostra Elisa Ghinassi, operatrice del Museo di Murlo, i pezzi murlesi attualmente in prestito a Bologna.

 

Al Museo Civico Archeologico di Bologna è in corso la mostra "Etruschi. Viaggio nelle terre dei Rasna", un'esposizione temporanea che raccoglie reperti etruschi provenienti dalle collezioni di musei italiani e stranieri. I materiali saranno in mostra fino al 24 maggio 2020; vista la particolare situazione credo sia desiderio di molti che questa data possa essere prorogata. Nel frattempo è possibile ascoltare la visita guidata virtuale condotta dall'archeologo Giuseppe M. Della Fina per Rai Radio3 [1].
Il percorso della mostra si divide in tre tappe. La prima è un'introduzione scenografica al viaggio, arricchita da documenti scritti originali, come Città e necropoli d'Etruria di George Dennis (Londra, 1848), e da vedute dei paesaggi d'Etruria nell'Ottocento. Successivamente il percorso conduce alla seconda tappa, quella cronologica, che trasporta il visitatore lungo una linea del tempo all'interno della quale si affrontano i cinque momenti principali della storia etrusca dalle origini, con lo sviluppo della cultura villanoviana nel IX secolo a.C., alla fine del mondo etrusco (IV-I secolo a.C.). Segue la terza tappa, il viaggio vero e proprio che si divide nelle cinque aree topografiche dell'Etruria: meridionale, campana, interna tiberina, settentrionale e padana.
La maggior parte dei materiali provenienti dalle vetrine e dal deposito del Museo Etrusco di Murlo è inserita nella sezione cronologica dedicata al "Potere dei principi" (fine VIII-VI secolo a.C.), quel periodo storico in cui si consolida il potere acquisito dalle famiglie aristocratiche e si costruiscono le grandi dimore principesche, come quelle di Poggio Civitate. Qui una peculiarità dei ritrovamenti è data dalla ricchezza delle decorazioni architettoniche che abbellivano i palazzi orientalizzante e arcaico [2], rispettivamente nel VII e nel VI secolo a.C., e che evidenziano il contatto col Vicino Oriente e con la Grecia. Queste decorazioni, che nel primo periodo si ispirano al mondo vegetale e animale, nella seconda fase rappresentano soprattutto gli antenati, figure umane che simbolicamente hanno il compito di proteggere il palazzo e la famiglia. Tra queste, il famoso antenato col cappello che personifica il princeps. Oltre agli antenati, sono raffigurati anche animali e figure mitologiche come la sfinge, il grifone e le gorgoni.
Di seguito si presentano i reperti in mostra a Bologna [3]. Si tratta principalmente di acroteri, decorazioni poste sui coppi di colmo dei tetti; antefisse, elementi decorativi con la funzione di chiudere la parte terminale dei coppi per convogliare l'acqua piovana; vasellame in bucchero.

1. Acroteri a ritaglio in terracotta
Sono ottenuti ritagliando la decorazione da una lastra di argilla spessa alcuni centimetri e attaccata sul coppo di colmo prima della cottura. In questo caso hanno una forma vegetale, simile ad un giglio stilizzato. Queste decorazioni ornavano i tetti del palazzo orientalizzante e del laboratorio artigianale di Poggio Civitate nel VII secolo a.C. (630 a.C.).

 

Fig. 1. Gli acroteri a ritaglio (immagini tratte dal catalogo della mostra).

 

2. Acroterio a rilievo in terracotta
È una delle decorazioni che sovrastavano la cima del tetto del primo palazzo di Poggio Civitate. Rappresenta due felini, con alcune parti mancanti, nell'atto di azzannare una figura centrale maschile che indossa un copricapo (630 a.C.).

 

Fig. 2. L'acroterio a rilievo del tetto orientalizzante (immagine tratta dal catalogo della mostra).

 

3. Statua acroteriale in terracotta
È stata rinvenuta frammentaria e restaurata. Risale al VI secolo a.C. (580-575 a.C.) e raffigura un personaggio femminile seduto con indosso una tunica lunga fino alle caviglie, dipinta con un meandro bianco e viola e, nella parte terminale, con due bande bianche intervallate da una fascia viola, e le tipiche scarpe con la punta all'insù. Rappresenta uno degli antenati che sovrastavano il tetto del palazzo arcaico di Poggio Civitate.

 

Fig. 3. Il frammento di una delle grandi statue acroteriali che sovrastavano il tetto del palazzo arcaico di Murlo (immagine a sinistra tratta dal catalogo della mostra, a destra da Tuck, 2012).

 

4. Antefissa in terracotta con volto di Gorgone
Fa parte del sistema di decorazioni del palazzo arcaico di Poggio Civitate (580-575 a.C.) e rappresenta uno dei personaggi più simpatici e amati della collezione del Museo: la Gorgone. Qui è raffigurata con lingua all'infuori e zanne, occhi globulari con profilo a mandorla, un grosso naso e orecchie viste frontalmente.

 

Fig. 4. La Gorgone del tetto del palazzo arcaico (immagine tratta dal catalogo della mostra).

 

5. Sima laterale in terracotta con antefissa a volto femminile e testa di felino
Anche questo elemento fa parte del sistema architettonico del palazzo arcaico (580-575 a.C.), si tratta di una piccola porzione, l'intero correva lungo tutto il lato del tetto e, oltre che decorativo, era funzionale per le acque piovane. In particolare, l'antefissa a volto femminile aveva la funzione di chiudere il coppo e convogliare l'acqua nella bocca del felino, rappresentato infatti con le fauci aperte; tra i due è inserita anche una rosetta che, in questo caso, non è ben visibile a causa del deterioramento del materiale.

Fig. 5. La sima laterale del tetto del palazzo arcaico, simile nella funzione alle nostre grondaie
(immagine dal catalogo della mostra).

 

 

6. I buccheri
Il bucchero è un tipo di ceramica nera ottenuto riducendo l'ossigeno durante la cottura del manufatto in argilla. Questi due kyathoi sono stati rinvenuti a pochi metri dalla residenza orientalizzante e il loro colore rossastro deriva da una seconda cottura che hanno subìto durante l'incendio che distrusse il palazzo e il laboratorio artigianale intorno al 600 a.C. In entrambi i casi, le anse presentano una decorazione plastica. Nel primo è ritratta una figura femminile alata con un copricapo e le mani che tengono le lunghe trecce sul petto. Del secondo rimane soltanto il volto allungato con il tipico sorriso arcaico [4], che ricorre spesso nei volti di Poggio Civitate, e gli occhi a mandorla. Questi oggetti rimandano alla sfera del banchetto, momento sociale e religioso fondamentale per la famiglia aristocratica etrusca, spesso accompagnato da musicisti e danzatori: un esempio lo troviamo in due delle lastre in terracotta esposte al secondo piano del museo, dove uno dei commensali è raffigurato semisdraiato nell'atto di suonare una cetra.

 

Fig. 6. I buccheri della residenza orientalizzante (immagini tratte dal catalogo della mostra).

 

La mostra di Bologna è un viaggio nel tempo tra le terre vissute dagli Etruschi. Possiamo immaginare che entrando lì si percepisca un popolo in movimento; un ingranaggio in continuo divenire che ha permesso lo sviluppo di una cultura materiale che ancora permea le nostre vite.

 

Note
[1] RAI RADIO 3, Radio 3 Suite Magazine, puntata del 26/01/2020, a cura di Giuseppe M. Della Fina.

[2] La periodizzazione dell'arte etrusca combacia con quella greca nonostante ci siano alcune variazioni nelle datazioni. In Etruria l'Orientalizzante inizia nel 730-720 a.C. e si fa terminare nel 580 a.C., quando inizia il periodo arcaico che perdura fino ai decenni iniziali del V secolo a.C.

[3] Per gentile concessione della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Siena, Grosseto e Arezzo nella persona del funzionario di zona dott. Jacopo Tabolli.

[4] Con le estremità rivolte all'insù a disegnare proprio un sorriso.

 

Bibliografia essenziale
Anselmi B., Della Fina G., Ghinassi E., Scali L. (a cura di), Incantati dalla benignità di questi limitati orizzonti. Dal Museo Etrusco di Murlo all'area archeologica di Poggio Civitate, Roma 2018.

Capponcelli Paolo, 2019, in: Laura Bentini, Marinella Marchesi, Laura Minarini, Giuseppe Sassatelli (a cura di), Etruschi. Viaggio nelle terre dei Rasna, Milano 2019, pp. 482-483.

Della Fina Giuseppe M., 2013, in Giuseppe Sassatelli e Giuseppe M. Della Fina, Gli Etruschi, Milano 2013, pp. 87-95.

Dore Anna, 2019, in: Laura Bentini, Marinella Marchesi, Laura Minarini, Giuseppe Sassatelli (a cura di), Etruschi. Viaggio nelle terre dei Rasna, Milano 2019, pp. 64-67; 83-85.

Goggioli Silvia, Guida Antiquarium di Poggio Civitate, Fondazione Musei Senesi 2002.

Tabolli Jacopo, 2019, in: Laura Bentini, Marinella Marchesi, Laura Minarini, Giuseppe Sassatelli (a cura di), Etruschi. Viaggio nelle terre dei Rasna, Milano 2019, pp. 83-85; 340.

Tuck Anthony, 2012 (a cura di), Murlo. Released. 2012-12-28. Open Context, https://opencontext.org/projects/24-murlo, 2012.

 

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