Storia delle pandemie. Solo memorie del passato?
ATTUALITA' E STORIA A CONFRONTO
Essendo un appassionato di Storia, in questi giorni forzatamente casalinghi sono andato a rileggermi "Il destino di Roma - clima, epidemie e la fine di un impero" di Kyle Harper, che affronta i vari problemi sanitari incontrati dalla progressiva espansione del potere Romano, prima repubblicano e poi imperiale. Un potere, militare politico ed economico, che raggiunse la sua massima estensione e prosperità nelle pieghe di un periodo climatico particolarmente favorevole, caratterizzato da una fase di clima caldo umido e stabile in gran parte dell'area mediterranea. Un sistema capace di mutare profondamente l'ambiente mediterraneo ed il volto delle varie società progressivamente sottomesse.
Le trasformazioni ambientali attuate sotto il dominio romano ebbero proporzioni tali da rappresentare la più grave ondata di cambiamenti ecologici tra il Neolitico e le varie rivoluzioni industriali.
I suoi molti popoli seppero azionare le leve dello sviluppo grazie a leggi e infrastrutture dei trasporti che favorirono la nascita e la crescita di innumerevoli città, fulcro di reti regionali di un vasto panorama mercantile esteso fino al lontano oriente.
Fig. 1. L'estensione massima dell'Impero Romano, al tempo dell'imperatore Traiano (117 d.C.). |
L'impero alimentava conglomerati urbani con una densità di popolazione che non si era mai vista prima né si sarebbe poi ripetuta per molti secoli. Tutto ciò contribuì a creare un'ecologia microbica unica nel suo genere che permetterà l'evolversi di nuove malattie oltre a quelle già presenti. Inizialmente i flagelli della vita urbana erano ancora in gran parte legati a diarrea, febbri e malattie da raffreddamento banali e quotidiane.
Seguirono ben presto varie ondate ricorrenti di pestilenze ed epidemie come la tubercolosi, la malaria, autentico fardello per la civiltà romana, epidemie di antrace in molte città orientali, la lebbra. Per buona parte della sua storia l'impero seppe in qualche modo conviverci. Probabilmente, nel corso dei tempi, molti agenti patogeni veloci come comete avevano compiuto il balzo evolutivo dalle foreste o dai campi solo per annientarsi in un parossismo di violenza localizzata.
Questo vicolo cieco evolutivo avrebbe potuto essere anche il destino del virus che causò nel 165 d.C. la "peste antonina", se esso non fosse apparso sulla scena in un momento storico in cui erano ormai sviluppate estese reti di comunicazione atte a trasportarlo nel vasto mondo. Provocò conseguenze che l'impero non aveva mai conosciuto prima. I ritmi di vita del mondo agrario furono interrotti e la crisi fiscale che ne seguì fu tale da costringere Marco Aurelio, nel 168 d.C., a mettere all'asta i tesori del palazzo per raccogliere fondi.
Dopo circa un secolo, intorno al 250 d.C., dall'Etiopia arrivò la "peste di Cipriano" che era il vescovo cristiano di Cartagine. Migrò a nord e a ovest attraversando quasi tutto l'impero.
Queste pestilenze, insieme ad altri eventi, storici e climatici, contribuirono ad indebolire le strutture portanti dell'impero al punto da contribuire significativamente alla sua divisione, avvenuta fra il V e il VI secolo d.C.
L'impero fu reciso nelle province occidentali mentre ad oriente continuava l'amministrazione imperiale che darà vita all'impero bizantino.
Fig. 2. Le rotte commerciali dell'Impero Romano. |
Sarà sotto il Regno di Giustiniano che la peste assumerà la forma di una vera e propria ondata pandemica. Si manifestò per la prima volta nel 541 d.C. a Pelusio, una città del delta del Nilo capolinea sul Mar Mediterraneo di traffici marittimi che attraverso il Mar Rosso si sviluppavano fino all'Oceano indiano. Nella primavera del 542 d.C. investì Costantinopoli e sconvolse immediatamente il normale ritmo della vita dell'epoca.
Il raccolto marciva nei campi. Il cibo, che inizialmente scarseggiava, con sempre meno bocche da sfamare ad un certo punto risultò più abbondante del solito.
Crollò il prezzo del grano mentre i salari, al contrario, salirono alle stelle.
Dopo questa prima ondata seguiranno distanziate nel tempo altre due pandemie storiche.
La seconda apparirà in epoca medioevale con la Morte Nera nel 1346-53. La terza scoppierà in Cina nello Yunnan nel 1894.
Lessi con interesse ed apprezzai quelle ipotesi di decadenza del lontano potere imperiale romano, ma oggi, alla luce dell'attuale emergenza mondiale, devo convenire che quelle drammatiche pagine contenevano e contengono così tante analogie con i fatti attuali da aiutarci a comprenderli e a meglio riflettere:
- un potere politico culturale e militare, quello romano, di straordinaria efficacia, la cui pressione sui sistemi ambientali fu molto estesa ed invasiva;
- il profondo cambiamento dell'abitare, che rese possibile la nascita di un esteso sistema di città;
- un sistema con dinamiche economiche e sociali molto simili a quelle attuali;
- un contesto di leggi e reti di collegamento che avevano reso possibili e sviluppato grandi ed estesi traffici commerciali di seta e di spezie fra aree geografiche e fra consumatori molto lontani fra loro;
- idee e animali, denaro e metalli preziosi si muovevano attraverso i mari, ma lo stesso facevano i germi;
- figure, analoghe per certi versi ai nostri ricercatori, avevano intravisto il pericolo e le conseguenze delle nuove malattie;
- risposte virali, letali e dalle conseguenze micidiali per il sistema, favorite dalle profonde trasformazioni economiche ed ambientali dei territori che ne facevano parte.
Abbagliati dal progresso scientifico e dalla nostra capacità tecnologica di trasformare il mondo stavamo dimenticandoci di come il complesso insieme di esseri viventi, virus compresi, che abitano con noi questo pianeta, siano estremamente collegati fra loro.
Nonostante le nostre elevate capacità di crescita, le profonde relazioni che legano tutte le specie viventi ci hanno assestato una risposta inaspettata così potente e invasiva da coglierci totalmente impreparati.
Kyle Harper, con "Il destino di Roma", ci ricorda che colonizzando quasi ogni angolo del pianeta abbiamo ampliato i momenti di contatto tra noi e la zona degli esperimenti evolutivi.
Moltiplicandoci prolificamente in miliardi di abitanti, abbiamo favorito le prospettive dei microbi di svilupparsi e fare carriera come agenti patogeni precisi e letali.
Senza entrare in grandi problematiche ambientali sociali ed economiche, del resto ben conosciute, questi nostri giorni ci ricordano, ancora una volta, quanto sia essenziale per il nostro benessere la qualità del rapporto con l'ambiente.
A differenza però di quei lontani giorni abbiamo il grande aiuto che ci possono fornire, se condivisi correttamente e con spirito di solidarietà, la scienza e il progresso tecnologico.
Niente potrà essere come prima. Il futuro che ci aspetta lo possiamo vedere e immaginare già in questi giorni. Come poi sarà concretamente dipenderà anche da tutti noi.
Vorrei chiudere portando a testimonianza due soli esempi locali di eccessiva pressione ambientale facilmente leggibili: la costante opera di indebolimento dei corridoi ecologici rappresentati dal massiccio taglio della vegetazione fluviale e le devastanti forme di taglio industriale che stanno interessando i boschi della Montagnola Senese.
Riferimenti bibliografici
Il destino di Roma - clima, epidemie e la fine di un impero, Kyle Harper, Edizioni Einaudi, 2019.
Mappe tratte da L'impero romano: ascesa e declino in 30 mappe", su https://amantidellastoria.wordpress.com/2016/03/03/limpero-romano-ascesa-e-declino-in-30-mappe