Incontri nella sera
RACCONTI
"Era d'inverno quando in sulla sera,
prese l'avvio una storia vera!"
"Perché ci sono anche storie non vere?"
"Eccome! Forse proprio quelle sono le più conosciute!"
"Davvero? E allora?"
"Allora niente! Questa che dico io è vera davvero!"
"Perché l'hai vissuta te?"
"Sì e no, ma è come se lo fosse."
Già, la storia cominciò proprio così per caso e senza né capo e né coda poiché se ci fosse stato un inizio quando la vissi, ci avrei prima ragionato su e poi mi sarebbe apparsa del tutto diversa. Invece no, fu il caso a propiziarla assieme alla sfortuna, proprio mentre me ne tornavo a casa dopo un lungo giro durato diverse ore. Cominciò quando mi accorsi che una delle mie scarpe stava perdendo la suola mettendomi in grave difficoltà. Di strada per arrivare a casa ce n'era ancora molta e a quell'ora era difficile poter incontrare qualcuno che mi desse un passaggio. Mi procurai dei fili di ginestra per rattoppare in qualche modo il guaio e, zoppicando, continuai ad andare avanti. Fu allora che la vidi seduta sul greppo al lato della strada. Sembrava assorta, intenta a seguire chissà quali pensieri incurante del giorno che stava rapidamente andandosene via.
"Buona sera" le dissi "Aspetta qualcuno oppure è in difficoltà?"
Non rispose subito e quando lo fece fu per dire:
"No grazie ... è tutto a posto!"
Ricordo che l'osservai bene senza riuscire ad attribuirle un'età. A prima vista sembrava una bambina vecchia, simile a certe bambole strane che da giovane avevo visto tra le mani delle mie sorelle, con la faccia e le membra di porcellana e gli occhi grandi che si muovevano da soli e la cui apparente giovinezza nascondeva invece un'esistenza secolare. Era graziosa e mostrava di possedere una bella figura che appariva evidente pur restando seduta, ma nel contempo dava l'impressione di avere un'età indefinibile, quella che certe persone manifestano quale conseguenza di una vita vissuta a lungo oppure in maniera intensa. Anche se con la sua risposta mi aveva praticamente liquidato, non me la sentivo di andarmene così senza saperne di più sul suo conto e probabilmente il mio aspetto doveva esprimere questo dubbio interiore poiché se ne accorse e sorridendo disse: "Non si preoccupi, sto bene, non ho bisogno di nulla... davvero. Anzi ho l'impressione che qualche problema ce l'abbia invece lei con la sua scarpa aggiustata in quel modo!"
"E' vero, ma ho anche l'impressione che stia pensando che la voglia importunare vista l'ora e con nessuno attorno. E poi non rammento d'averla mai incontrata prima e visto che da queste parti ci conosciamo tutti ho pensato che, da straniera si trovasse in difficoltà. Niente di più."
"La ringrazio ma, contrariamente a quanto possa pensare non sono affatto in difficoltà perché... perché io qui ci abito da sempre!"
Immagino che a quella sua sortita la mia faccia abbia assunta un'espressione speciale se sempre sorridendo aggiunse:
"Non vedo il motivo della sua meraviglia ma posso comprenderlo. Per me è facile passare inosservata confusa con i miei simili anche se sono qui da tanto tempo. La mia natura è simile a quella di Dafne amata da Apollo... o meglio potrei considerarmi addirittura una quasi lontana parente. Faccio una vita ritirata pur essendo sempre presente ma di tanto in tanto mi piace uscire dal mio stato e godermi qualche tramonto da un punto di vista diverso da quello abituale. Ne ricordo di stupendi, ma ora che ci penso mai così belli e strani come quello di stasera!"
"Che ci trova di così strano da considerarlo eccezionale?"
"Stasera non lo sto osservando in solitudine ma bensì in compagnia ed il condividere certe emozioni equivale ad un valore aggiunto, poiché le diversità possono integrarsi tra loro e dare così luogo a qualcosa di nuovo e per certi versi eccezionale!"
"E' vero, e se penso che se non fosse stato per la scarpa rovinata sarei passato molto prima e magari senza incontrarti. Ma ora è quasi buio... cosa conti di fare?"
"Nulla. Ti ho già detto che abito qui, da tanto tempo ormai che nemmeno immagini."
"Sì meglio! Ascoltami bene te invece: quando sono nato io, quasi novant'anni fa, te non eri nemmeno nella mente di Dio!"
La sentii ridere forte prima che riprendesse a parlare.
"Allora attento bene a quanto accadrà tra poco. Chiudi gli occhi, conta fino a dieci prima di riaprirli di nuovo e dopo... capirai. Promesso?"
"Sì, promesso!"
"Bene; inizia a contare ... chiudi gli occhi e al dieci riaprili... Addio ragazzo!!!"
Così feci e quando li riaprii lei non c'era più, ma al di sopra del greppo dove stava seduta fino a qualche momento prima, una quercia maestosa, multicentenaria e con le fattezze di donna svettava tra le residue luci del tramonto.
Ecco quindi una breve storia vera che sarebbe rimasta anonima se proprio quel ficcanaso di Nicola non fosse andato in quel posto a fotografare querce e dintorni, riuscendo in questo modo a riscoprirla!
"D'inverno a Murlo, per chi ci può stare,
questo e ben altro gli può capitare!"