MURLOCULTURA
n. 1/2007 |
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Sulle origini del mulino detto il "Sasso Bianco" di Giorgio Botarelli |
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Dal carteggio relativo a una vertenza sopra un appezzamento di terra attraversato dal gorello del molino denominato il Sasso Bianco, si ricava che l’antico toponimo è con certezza attribuibile al mulino ubicato sull’argine destro del Crevole e a ridosso del quale, leggermente più a monte, si sviluppò nell’ultimo quarto dell’Ottocento il villaggio minerario di Murlo; toponimo, del resto, ampiamente giustificato dal fatto che l’edificio fu costruito sopra un banco di pietra calcarea. Il mulino, prima che venisse convertito all’uso di civile abitazione, era conosciuto appunto come “mulino di Miniera” e, in precedenza, anche come “mulino di Giorgio”, in quanto così indicato dal Catasto Leopoldino nella cartografia della zona risalente agli anni venti/trenta del XIX secolo (1). I documenti concernenti la disputa sul terreno dove scorre parte del gorello, risalgono alla fine del 1814 e, oltre a comprendere una mappa piuttosto grossolana ma sostanzialmente esauriente dei luoghi (e loro proprietari) a monte del mulino (vedi figura), forniscono più di un elemento significativo per la storia dell’opificio: l’epoca di costruzione, il suo artefice e anche primo proprietario, i censi livellari da lui pagati per i terreni occupati dal fabbricato, dal gorello e dalla steccaia, addirittura il giorno supposto in cui si cominciò a macinare (2). Mappa della zona - 1814
La controversia vide coinvolti Antonio Sforazzini, proprietario del mulino (3), e l’allora pievano di San Fortunato a Murlo, don Giovanni Sardelli (4), poiché la terra oggetto della questione faceva parte dei benefici di quella parrocchia. Il terreno si trovava a monte del mulino ed era confinato dal Crevole, dal fosso Crevolicchia e dal gorello. Avendo il pievano di Murlo cominciato dei lavori di aratura su di esso per potervi seminare, lo Sforazzini intendeva interromperne il lavoro, rivendicando il suo diritto di potervi piantare invece oppj e salci per ritenere il terreno, asserendo che questa facoltà era stata a suo tempo concessa al primo proprietario e che la parrocchia aveva ritenuto per sè il solo diritto di pascolo. Lo Sforazzini si rivolgeva così all’autorità comunitativa locale che aveva poteri giurisdizionali in merito: ...Eccellentissimo signore Potestà di Murlo. Antonio Sforazzini possidente domiciliato a Tinoni di Murlo, espone essere egli possessore e proprietario d’un molino denominato il Sasso Bianco situato presso il fosso della Crevole in questa Comune, già di antica attinenza di Pietro Ghidoli muratore, in occasione della cui fabbricazione stata fatta dal medesimo, furono fra esso e la Comune e Pieve di Murlo stabilite con lodo dei periti ed arbitri Pietro Petruccini e Giuseppe Ceselli del 15 ottobre 1650, le condizioni, responzioni annue ed il prezzo d’entratura da pagarsi dal Ghidoli alla detta Comune e Pieve per l’occupazione del terreno spettante alle medesime necessario alla costruzione e sussistenza del detto molino; tra le quali condizioni vi fu quella che nel terreno già spettante alla Pieve e situato tra il gorello di detto molino, la Crevolicchia e la Crevole, non avesse altro diritto la Pieve suddetta che quello del solo pascolo e che il Ghidoli potesse farvi delle piantazioni di oppj e salci per ritenere il terreno. Espone altresì che il molto reverendo signor Giovanni Sardelli attual rettore di detta Pieve si è fatto lecito di fare arrompere coi bovi ed aratro il detto terreno dell’estenzione di circa staja due a corpo e non a misura per coltivarlo e farvi delle semente ed impedire così all’esponente di farvi quelle piantazioni di oppj e salci che, come succeduto al detto Ghidoli, si era proposto di eseguire. In questo stato di cose volendo l’esponente provvedere al proprio interesse e conservare i suoi diritti, domandò e domanda: dirsi, dichiararsi e sentenziarsi da Vostra Signoria Eccellentissima non avere il detto signor Giovanni Sardelli come rettore di detta Pieve di Murlo altro diritto sul preindicato terreno che quello soltanto del pascolo e l’esponente avervi quello di piantarvi dei salci ed oppj; e fatta una tal dichiarazione condannare il nominato signor Sardelli a desistere da qualunque atto di coltivazione ed ogni altro fuori che da quello del pascolo nello stesso terreno, ed a prestar pazienza che dall’istante vi siano fatte quelle piantazioni di oppj e salci che li sembreranno opportune, colla condanna inoltre di detto signor pievano in tutte le spese. E frattanto esibendo e producendo copia di altra copia autentica estratta dal Generale Archivio dei Contratti di Siena dell’indicato lodo del 15 ottobre 1650, fece e fa istanza mandarsi la presente domanda e copia di lodo notificarsi al detto signor pievano Sardelli domiciliato in Murlo e citarsi il medesimo a rispondervi fra otto giorni, nominando l’esponente e costituendo suo procuratore il signor dottor Francesco Mastacchi dimorante in Siena… Il 17 dicembre 1814 viene notificata al pievano Sardelli la suddetta istanza con allegata la copia dell’antico contratto, estratto dall’Archivio Generale dei Contratti di Siena, che documenta gli accordi iniziali tra il Ghidoli, costruttore e proprietario del mulino da una parte, e dall’altra la Comunità di Murlo, proprietaria del terreno su cui il mulino fu edificato, la pieve di Murlo, proprietaria della terra con un tratto del gorello e gli eredi Mariotti, proprietari di una sponda su cui poggiava la steccaia per la deviazione dell’acqua dal Crevole nel gorello: |
…Adì
15 Ottobre 1650 in Seravalle. Essendo fino dall’anno 1649 da
maestro Pietro Ghidoli muratore in Vescovado stato fatto dalle
fondamenta un mulino nel fosso della Crevole per macinare
coll’acqua della Crevole, e Crevolicchia, di qui è che li
Priori rappresentanti la Comunità di Murlo in primo luogo
pretesero, e fecero richiesta al detto maestro Pietro, che satisfacesse
alla loro Comunità e per il terreno che occupava, e per il
commodo, ed utile che ne riceveva, una conveniente recognizione annua,
e pagamento di quello che da lui era stato occupato; tali pretenzioni
furono ancora della Pieve di Murlo per passare per alquanto spazio per
quello della Chiesa, e dal signor Pievano di detta Chiesa ne fu messo
in carta le pretenzioni; concorrevano ancora in pretenzioni simili gli
eredi del già Presildo Mariotti; il signor Vicario del luogo
sentendo in ciò molte differenze consigliò tutte le parti
ad eleggere persone perite per aggiustare ogni differenza di
pretenzioni. Fu perciò dalli rappresentanti della
Comunità fatta elezione di me Pietro Petruccini, furono uniti
alla Comunità li soprannominati interessati e per la parte di
maestro Ghidoli fu eletto Giuseppe Ceselli Pubblico Tavolatore.
Conferitici nel luogo, sentito le pretenzioni dell’uno, e
dell’altro, fatta la pianta del sito, riconosciuto
l’inondazione che possa fare, avuto sopra di ciò ogni
considerazione, che a questo fatto occorresse essere andati unitamente
dall’Ill.mo Rev.mo Monsignor Arcivescovo mostratali la pianta e
presa da Sua Signoria Ill.ma la buona grazia del lodare, e
perciò se ne fa da noi l’appresso dichiarazione, e prima:
che maestro Pietro Ghidoli paghi alla Comunità per entratura del
terreno preso della medesima, fiorini venti di lire quattro per
fiorino, e più paghi alla detta Comunità staja tre di
grano annualmente; il terreno che s’intenda restare di maestro
Pietro, dalla Crevolicchia in giù abbia per confino la medesima
Crevolicchia per fino sotto il mulino, per di sopra il gorello, e di
più braccia venti dal gorello in là acciò vi possa
fare piantate d’arboli e la strada; che detto maestro Pietro sia
obbligato fare la strada praticabile a tutte sue spese dalla
Crevolicchia fin sotto il suo mulino, e di tanto concordiamo che sia
l’intiera satisfazione della detta Comunità. Al signor
Pievano per quello viene occupato paghi fiorini dodici di lire quattro
per entratura di quel terreno che ha tagliato, del qual terreno di
quella parte che resta verso il fiume, e di più paghi
annualmente a quella Chiesa e pro tempore ai suoi rettori staja tre di
grano, e quello intendiamo, e dichiariamo per quanto abbiamo conosciuto
sia sua intiera satisfazione. All’eredi del Mariotti per il
commodo che riceve per attaccare la sua steccaia a una ripa de detti
eredi, giudichiamo, e lodiamo che da maestro Pietro si paghi
all’eredi per una volta tanto fiorini sei come sopra, e tanto sia
loro intiera satisfazione. E questo è quanto c’è
parso si convenga per buona giustizia per l’una, e l’altra
parte, e per esser così la verità. Io Pietro Petruccini
in concordia del detto Ceselli ho fatto la presente, quale dal medesimo
sarà sottoscritta, ed affermata di propria mano. Fatto questo
dì ed anno sopraddetto in casa mia a Seravalle. Dichiarando che
detto signor Pievano abbia libero il jus pascendi, e maestro Pietro
solo sia il padrone in detta terra piantare salci e oppj, et altri
arbori per ritenere il terreno. Dichiarando ancora che maestro Pietro
sia libero padrone della terra che vi è nominata confinando la
via che va a Montespecchio e detta Crevole fino al rifiuto del mulino,
e per delle venti braccia date sopra la gora e seguiti al ponticello
della via di Montespecchio, dichiarando che maestro Pietro sia
obbligato e tenuto fare una strada di braccia sei larga, parte sopra il
ponticello e imbocchi la via maestra di Resi. Il medesimo Pietro
Petruccini ho scritto, e sottoscritto mano propria. Io Giuseppe Ceselli
affermo quanto sopra mano propria. Dichiarando che il pagamento
dell’annuo censo deva esser pagato dal giorno che cominciò
a macinare che fu l’undici di maggio 1649 o altro più vero
tempo... (5).
Il contratto fa dunque risalire l’origine del mulino all’anno 1649, per opera di maestro Pietro Ghidoli muratore in Vescovado, e specifica ...stato fatto dalle fondamenta, cioè, sembrerebbe, costruito completamente ex novo e non edificato riprendendo costruzioni preesistenti o ruderi di precedenti fabbricati. In questo caso non sarebbe allora identificabile con questo mulino, quello trecentesco a cui si fa cenno nell’Estimo del 1318 e che risulta sempre ubicato sul Crevole e proprietà all’epoca dal vicino Comune di Montorgiali; tanto più che non sono ravvisabili sull’odierno caseggiato strutture medievali residue, anche se le ristrutturazioni subite potrebbero averne cancellata ogni traccia (6). Note (1)-Archivio di Stato di Siena, Catasto Leopoldino, Comunità di Murlo, sezione V detta di Resi, part.6. All’epoca il mulino è registrato come proprietà di Antonio Sforazzini. (2)-Documenti e mappa sono in: Archivio Arcivescovile di Siena, Cause Civili 5138, n.54. (3)-Antonio Sforazzini, possidente e notabile del luogo, era nato a Tinoni nel 1772. Dal 1809 al 1811, durante il periodo napoleonico, era stato Maire di Murlo. Non era nuovo a contrasti con la Chiesa e con la Comunità. (4)-Don Giovanni Sardelli di Siena, fu rettore di San Fortunato a Murlo dal 1790 al 1820. (5)-Nel carteggio, nessun atto è presente sugli sviluppi o sull’esito della vicenda. (6)-A questo proposito vedi: I castelli di Murlo di V.Passeri, Siena 1995, p.83 e Il mulino detto “di Giorgio” di Luciano Scali, in Murlo Cultura, ott/nov/dic 2001. Vista della zona del mulino prima della costruzione del villaggio minerario (Disegno di Luciano Scali)
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