MurloCultura 2018 - Nr. 2

Murlo in Fiore 2018: la passeggiata botanica

di Barbara Anselmi e Luciano Scali

EVENTI NEL TERRITORIO

Domenica 13 maggio, in occasione della seconda edizione di Murlo in Fiore, l’Associazione Culturale ha organizzato una breve passeggiata “botanica”, alla scoperta delle piante spontanee del territorio. E’ stata scelta la prima parte del nuovo sentiero che dal Museo di Murlo porta agli scavi di Poggio Civitate, con l’obiettivo, nel tempo, di fare un elenco di tutte le specie vegetali che si possono incontrare nell’intero percorso.
I partecipanti, una quindicina di persone tra cui anche piccoli aspiranti botanici, hanno trovato oltre 40 specie di piante in circa 2 km e mezzo di percorso.
Subito alla partenza davanti al parcheggio di Murlo, si sono trovati i primi arbusti, su ognuno dei quali c’è stato un commento da fare: la rosa canina (nome scientifico Rosa canina), con i suoi frutti ricchi di vitamina C, il biancospino (Crataegus monogyna), conosciuto localmente anche come “macchia bianca” per le sue fioriture primaverili, il sambuco (Sambucus nigra), che Luciano si ricorda di aver usato da bambino per fabbricare lo “schioppo” (vedi articolo “Primavera” in MurloCultura 1/2018), la vitalba (Clematis vitalba), che in tempi di guerra e di ristrettezze veniva addirittura fumata al posto delle sigarette!
Poi l’incontro con altre piante riconosciute da tutti: la borragine (Borago officinalis), usata cotta per frittate o contorni, l’asparago, o meglio l’asparago comune (Asparagus acutifolius), caratterizzato dalle foglie appuntite e piuttosto rigide, al contrario dell’asparago a foglie più morbide (A. tenuifolius). In questo primo tratto, all’altezza di Casa Baccini, abbiamo trovato anche altre piante di uso comune non solo “mangereccio”: ad esempio le varie specie di “cuculo” (Muscari sp.) usate in passato per tingere con il fiori viola le uova sode per il giorno di Pasqua, la vetriola (Parietaria officinalis) che cresce nei muri e che era usata in passato per pulire i contenitori di vetro o dai bambini per decorarsi la faccia con le sue foglie un po’ appiccicose.
Al bivio del sentiero dopo Casa Baccini, un piccolo albero ha attirato l’attenzione: l’acero campestre (Acer campestre), parente del più famoso acero americano e usato in passato come tutore della vite (“testucchio”); accanto un alto gruppo di canne domestiche (Arundo donax), specie originaria dell’Asia e anch’essa molto usata negli orti, per fare da sostegno ai pomodori o per farci graticci e tettoie, ma anche per farne flauti e ance per strumenti musicali a fiato, tanto che nel Mediterraneo è stata portata e diffusa dall’uomo da secoli.
Scendendo  verso il fosso dei Ricasoli, sotto alla copertura dei lecci (Quercus ilex) e delle roverelle (Quercus pubescens), abbiamo trovato lo “stracciabrache” o “strappa borse” (Smilax aspera) con le sue liane spinose, molti gerani selvatici (Geranium sp.) con i caratteristici fiori viola screziati, e una specie piuttosto rara, tipica delle zone con una certa umidità: l’Aristolochia rotunda, con un fiore molto curioso, che attrae moscerini e altri piccoli insetti al suo interno, dove questi si caricano di polline che poi, uscendo, porteranno su un altro fiore aiutando la pianta a riprodursi. Su questa pianta, contenente sostanze tossiche, si nutre il bruco di una farfalla altrettanto rara, la zerinzia cassandra (Zerynthia cassandra), che diventa a sua volta tossico per i predatori.
Passato il fosso e arrivati ad incrociare la strada che sale a Poggio Civitate, ci siamo fermati vicino a una zona a roccia nuda, con marne e calcare balzano, dove abbiamo trovato una vegetazione particolare: i grandi ciuffi di “tagliamani” o “scarza” come è conosciuta nel murlese la graminacea Ampelodesmos mauritanicus, il timo serpillo (Thymus pulegioides) dall’odore simile al parente coltivato, ma di più piccola statura, quasi strisciante, e una curiosa pianta conosciuta come “pennellini” (Staehelina dubia) per i frutti dotati di lunghe setole.
Nella via del ritorno, ai bordi dei campi dell’oliviera, oltre alla ben conosciuta sulla (Sulla coronaria), abbiamo trovato diversi gladioli selvatici (Gladiolus italicus), i vistosi fiori bianchi della filipendula (Filipendula vulgaris), altri gerani selvatici (Geranium spp.), qualche sparsa piantina di lino selvatico (Linum bienne) e di papavero, ritrovato con la specie più comune e conosciuta come “rosolaccio” (Papaver rhoeas) e con la specie più piccola e rara Papaver pinnatifidum.
Ormai tornati al bivio per Murlo davanti alla Casanova, la banchina stradale e i bordi dei campi hanno fatto trovare ancora nuove specie: l’iperico o erba di S. Giovanni (Hypericum perforatum), l’aglio rosa (Allium roseum), la pimpinella o salvastrella (Sanguisorba officinalis), il convolvolo meglio conosciuto da noi come “vilucchio” (Convolvulus arvensis) e hanno colpito l’attenzione i curiosi frutti di una piccola pianta piuttosto comune ma di solito inosservata, il Tordylium apulum conosciuto in Toscana anche come “ombrellini di prato”.
La lista completa delle specie trovate nella giornata, insieme alle altre finora “scoperte” lungo il sentiero di Poggio Civitate, sarà resa man mano disponibile sul sito dell’Associazione Culturale alla voce “Sentieri”, con approfondimenti e foto.

 

 

Riferimenti bibliografici

Actaplantarum: www.actaplantarum.org

Portale della Flora d’Italia: http://dryades.units.it/floritaly/index.php

Flora d’Italia. S. Pignatti, Edagricole, 1982.

 

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